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il momento che t’ha fatto nascere una simile domanda; un momento neutro,<br />

inattivo, riflesso che possedeva ugualmente una sua fatale energia. E ora forse fa<br />

parte del tuo stesso destino che io ti risponda <strong>di</strong> non ridurre mai in termini cosÄ<br />

innaturali – e stavo per <strong>di</strong>re volgari – la tua contesa simile in ciÑ a quella <strong>di</strong> tutti<br />

gli uomini piÖ vivaci della terra. Tu sai che la natura correrÉ a <strong>di</strong>struggere i<br />

termini da te proposti, a sopraffarli fino a farteli <strong>di</strong>menticare e a suggerirne <strong>degli</strong><br />

altri. Sei entrato una volta in questo cerchio – e ora mi <strong>di</strong>mostri <strong>di</strong> esserci entrato<br />

generosamente – e non ne riuscirai mai. Questo lo devi sapere e lo sai. Non<br />

cercare dunque <strong>di</strong> sfuggire mai piÖ a questa consapevolezza: e del resto non c’Ç<br />

via d’uscita, neppure se essa pesi in certi casi estremi come una condanna. Una<br />

via, un’unica via c’Ç anzi: tu sai quale terribile e glorioso nome essa porti:<br />

l’Abissinia, i Rosminiani… Ma da essa tu giu<strong>di</strong>chi quanto eccezionale dovette<br />

essere la forza capace <strong>di</strong> rompere il cerchio.<br />

Nella lettera poi ti <strong>di</strong>rÑ che queste ultime tue cose 189 non mi riescono cosÄ <strong>di</strong>stanti<br />

dalle tue prime, 190 come sembra tu giu<strong>di</strong>chi. Vi noto lo stesso calore, lo stesso<br />

vivace estro che tu chiami allegorico e che io <strong>di</strong>rei metaforico, gli stessi colori<br />

straniti dell’avventura nel deserto. Certo, non <strong>di</strong>rÑ <strong>di</strong> essere completamente<br />

illuminato, <strong>di</strong> sentire allo stato puro il movente necessario. Ma non Ç una strada<br />

anche quella che parte dai <strong>di</strong>ntorni? Ma 191 a questo proposito, se hanno ancora un<br />

significato per te parole come queste, ti invito a rimanere il piÖ possibile poeta<br />

“italiano” con tutto ciÑ che comporta, <strong>di</strong> ragioni e <strong>di</strong> 192 responsabilitÉ logiche e<br />

spirituali, <strong>di</strong> impulsi netti e precisi questo termine. In queste tue ultime cose sento<br />

fervere una “forma” nascitura e l’aspetto nella inesorabilitÉ che dobbiamo<br />

chiedere alle nostre fatiche.<br />

Non ti <strong>di</strong>co <strong>di</strong> piÖ per questa volta. Aspetto ancora da te una lettera e intanto ti<br />

ringrazio<br />

189 Si tratta, probabilmente, dei nuovi testi poetici <strong>di</strong> Giacinto Spagnoletti, scritti tra il 1941 e il<br />

1946, confluiti poi nella raccolta A mio padre, d’estate, Milano, Schwarz, 1953 (çCampionarioé,<br />

finita <strong>di</strong> stampare nel marzo 1953). Il volume comprende: Vecchi versi (1939-1946); A mio padre,<br />

d’estate (1941-1946); Colloquio a tre.<br />

190 GIACINTO SPAGNOLETTI, Sonetti e altre poesie, cit.<br />

191 Scritto su rasura.<br />

192 Aggiunto sopra il rigo.<br />

99

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