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a partecipare agli altri, a chiedere un po’ d’attenzione. Diventerebbe assurdo, un<br />
vizio imperdonabile e finirei per <strong>di</strong>venire io stesso un Titta Rosa 298 tanto per citare<br />
un tuo concitta<strong>di</strong>no. 299<br />
Parliamo ora <strong>di</strong> te, a cui auguro come un frater maior al suo beneamato cadetto<br />
ben altra sorte. Del resto il carattere Ç giÉ, io credo, un’espressione del destino; e il<br />
tuo Ç molto piÖ fiducioso del mio. Dicevo dunque; non vedo come tu possa<br />
resistere economicamente a Milano, 300 se non trovi oltre a quella che hai un’altra<br />
occupazione. 301 Conviene darsi da fare e sacrificare magari qualcosa <strong>di</strong> noi, pur <strong>di</strong><br />
acquistare una certa felicitÉ che Ç, cre<strong>di</strong>mi, in<strong>di</strong>spensabile. Non guardare tanto per<br />
il sottile, non essere tanto <strong>di</strong>fficile e indolente come me, se non vuoi anche tu<br />
essere costretto a riguardarti dall’uscire <strong>di</strong> casa, per non spendere i sol<strong>di</strong> del tram.<br />
Non merita conto. Ti invito alla <strong>di</strong>sinvoltura, non certo alla corruzione, alla<br />
saggezza, vorrei <strong>di</strong>re.<br />
E la Piera che <strong>di</strong>ce? â giÉ a Milano con te? â contenta? Io credo che dopo i primi<br />
inevitabili sacrifici, vi troverete bene<br />
Foglio 2 verso<br />
e metterete ra<strong>di</strong>ci lassÖ.<br />
298<br />
Giovanni Titta Rosa (pseud. <strong>di</strong> Giovanni Battista Rosa, L’Aquila, 1891 – Milano, 1972)<br />
scrittore e critico, collaborÜ a numerose riviste, tra cui “Lacerba”, “Riviera Ligure”, “Corrente”,<br />
“Solaria”. Fu giurato nei premi letterari “Viareggio”, “Bagutta” e “Lerici”. Nel dopoguerra <strong>di</strong>resse<br />
“L’Illustrazione Italiana” e “L’Osservatore Politico Letterario”. Tra le sue opere piç importanti si<br />
ricordano: Paese con figure: racconti, <strong>Roma</strong>, Tumminelli, 1942; Secondo Ottocento: da Nievo a<br />
D'Annunzio, Milano, Garzanti, 1947; PietÄ dell'uomo, prefazione <strong>di</strong> Sergio Solmi, Siena, Maia,<br />
1952; Poesie d'una vita, con un saggio <strong>di</strong> Giuseppe Ravegnani, Milano, Mondadori, 1956; Tutte le<br />
poesie <strong>di</strong> Alessandro Manzoni, Milano, Tip. Capriolo e Massimino, 1959; La voce solitaria,<br />
Milano, L. Maestri, 1965.<br />
Un giu<strong>di</strong>zio negativo su Giovanni Titta Rosa si registra anche nella lettera inviata, in data 23 luglio<br />
1961, da Giorgio Caproni a Mario Luzi (cfr. MARIO LUZI – GIORGIO CAPRONI, Carissimo Giorgio,<br />
Carissimo Mario, cit., p. 44, dove sarÉ, quin<strong>di</strong>, nella nota 33, Giovanni e non Giuseppe).<br />
299<br />
Definito da Luzi “concitta<strong>di</strong>no” <strong>di</strong> Giacinto Spagnoletti forse perchä visse parte della sua vita, e<br />
morâ, a Milano.<br />
300<br />
Giacinto Spagnoletti si era trasferito con la moglie, Piera, da Taranto a Milano nell’autunno del<br />
1947.<br />
301<br />
Era insegnante presso una scuola me<strong>di</strong>a.<br />
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