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comunità; e, viceversa, del [Ge]nius colonia[e] di Mutina, del Genio municipi Segusini 477<br />

o del Genio municipii Industriensis 478 , espressione della dimensione urbana e politicoistituzionale<br />

479 .<br />

Dati questi presupposti, non escluderei che a Brixia sia stata rivolta una devozione<br />

congiunta alla personificazione dell’istituto cittadino e all’antico nume tutelare della<br />

comunità. Ciò significa, in altre parole, che in un dato momento storico, Bergimus e il<br />

Genius della città divennero divinità poliadiche, oggetto di un culto pubblico, in quanto<br />

espressione da un lato della città ‘romana’, dall’altro della comunità indigena.<br />

Resterebbe da chiarire in quale circostanza fu istituzionalizzato, in tale doppia forma,<br />

il culto poliadico. Torniamo, dunque, alle fonti epigrafiche.<br />

Come notato dai suoi editori, l’epigrafe di Nymphodotus mostra, malgrado qualche<br />

incertezza, una certa accuratezza sia nell’esecuzione, sia nell’impaginazione. Sono state,<br />

inoltre, notate alcune ‘ricercatezze’ che farebbero della dedica un’opera di buona bottega<br />

480 . Nel corpus epigrafico cisalpino risulta tra quelle, non molto numerose, nelle quali<br />

è esplicitata la data; tra le dediche a Bergimus, inoltre, è la più antica 481 . Queste caratteristiche<br />

hanno indotto gli studiosi a considerare pubblica l’occasione di scioglimento del<br />

voto e non un fatto meramente privato 482 . Il dato significativo, a mio avviso, non è solo<br />

l’indicazione dei consoli ma soprattutto quella dei duoviri quinquennales, ritenuti i primi<br />

della Colonia Civica Augusta Brixia 483 .<br />

La Lex Ursonensis (cap. 64) e la Lex Irnitana (cap. K II. 25-28) prevedono che siano<br />

i duoviri, all’entrata in carica, ad assumersi il compito di determinare i dies festi, cioè le<br />

festività decise dalle comunità locali 484 .<br />

477 CIL V, 7234. CIL V, 7235, ILS 3590 dove il riferimento a Vertumno, secondo Giorcelli Bersani,<br />

accentuerebbe il carattere ‘romano’ del documento, Giorcelli Bersani 1999, p. 58, nt. 102.<br />

478 Pais 958, AE 2007, 564.<br />

479 Si possono inoltre citare il Genius coloniae Florentiae, CIL XI, 7030, il Genius coloniae Ostiensis, CIL<br />

XIV, 9, il Genius coloniae Ostiensium, CIL XIV, 8, il Genius municipi Castrimoeniensis, CIL XIV, 245, il<br />

Genius municipi Praenestini, CIL XIV, 2889.<br />

480 Sono valutate come segni distintivi sia la cura di alcune lettere come, ad esempio, i ganci a volute<br />

della Y ascendente, il nesso PH, l’apex sulla O di Nymphodotus, la T e la I montanti, sia l’impaginazione con<br />

la dedica in seconda linea ben spaziata, la centratura della carica consolare, messa in risalto rispetto a quella<br />

cittadina, cfr. Vavassori 2008, p. 366. Da notare anche i segni di interpunzione a triangolo.<br />

481 Tra le epigrafi sacre datate in Italia settentrionale si contano, per esempio, CIL V, 7239, CIL V, 4036,<br />

CIL V, 6573, CIL XI, 619. Cfr. il recente contributo di Ellero 2009, pp. 95-120.<br />

482 Secondo Denise Modonesi potrebbe trattarsi di un affrancamento, Modonesi 1995, p. 56. Marina<br />

Vavassori suggerisce possa trattarsi anche dell’esaudimento di un altro voto, forse un’avvenuta guarigione,<br />

soprattutto in considerazione dell’ipotesi che il culto di Bergimus potesse essere connesso a quello delle<br />

acque, cfr. Rossi 2002, pp. 225-226, Vavassori 2008, p. 364.<br />

483 Breuer 1996, p. 186, Vavassori 2008, p. 364. Sulla data di creazione della Colonia la critica oscilla<br />

tra gli anni immediatamente dopo il 27 a.C. e il 16 a.C., Gregori 2008, p. 54, nt. 2.<br />

484 Cfr. Raggi 2006, pp. 704-710.<br />

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