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interne piuttosto che signore dei flutti marini. Ciò portò a concludere che le competenze di<br />

Neptunus su fiumi, laghi e sorgenti derivassero da fenomeni di interpretatio 631 .<br />

Tale convinzione è tuttora da molti condivisa, malgrado numerose ricerche, anche di<br />

carattere linguistico, abbiano modificato la prospettiva sulla questione 632 . Non è raro che<br />

divinità delle acque, talvolta dalle prerogative sananti come Benacus o le Fontes, siano intese<br />

come sopravvivenze locali e che divinità chiaramente italiche, come le Lymphae, le Nymphae,<br />

Neptunus e Iuppiter Lustralis, siano considerate interpretationes di numi preromani<br />

dalle analoghe competenze 633 . In tale prospettiva, Ileana Chirassi Colombo aveva, quindi,<br />

indicato quanto l’analisi dei culti fontinali fosse importante per risolvere il «problema<br />

storico-religioso e funzionale dell’emersione delle forme prepoliteistiche nei momenti di<br />

disgregazione della cultura ufficiale quale si segnala nel corso del medio-impero» 634 .<br />

Conviene, tuttavia, ricordare come a conclusione dello studio dedicato al culto di<br />

Neptunus nell’Italia romana Adelina Arnaldi sia giunta a chiarire che le competenze del<br />

dio, forse in principio circoscritte alle acque sorgive e fluviali 635 , andarono rivolgendo-<br />

631 von Domaszewski 1896, pp. 233-236, MytholLex, III, 1, s.v. Neptunus, cc. 201-207 (G. Wissowa),<br />

Toutain 1907, p. 372, RE XVI, 2, s.v. Neptunus (St. Weinstock), cc. 2514-2535, in particolare cc. 2533-<br />

2535.<br />

632 Dumézil 1973, p. 59, Rix 1981, pp. 106-107, 123. Si veda, in generale, Arnaldi 1997, pp. 1-58.<br />

633 Si vedano, per esempio, Vergnani 1964, p. 95: «una divinità originale, non marina, ma lacuale e fluviale<br />

e che non è da ricondursi al Poseidone greco è Neptunus, venerato a Bergamo, Bologna, Como, Novara<br />

e di evidente origine indigena»; Rinaldi 1966, pp. 103-104: «Nettuno è una delle divinità meno onorate<br />

nel mondo romano, soprattutto col procedere dei tempi e nelle zone periferiche dove di solito compare in<br />

forme sincretistiche, associato a divinità locali»; Susini 1975, pp. 398-399, accenna all’importanza della fonte<br />

epigrafica per comprendere i processi di interpretazione delle divinità delle acque; Chirassi Colombo 1976,<br />

pp. 189-190: «Il Neptunus Augustus è certo la grande divinità fluviale legata all’elemento fontinale, all’acqua<br />

dolce interna, che nei paesi transalpini spesso soppianta o meglio riesprime divinità indigene con una modalità<br />

diversa da quella rappresentata dai numi specifici dei grandi corsi d’acqua»; Finocchi 1994, p. 13, include<br />

Neptunus tra le divinità romane assimilate a quelle galliche; Mennella 1998, p. 168; Giorcelli Bersani<br />

1999, pp. 114-115, pur nella consapevolezza della difficoltà di seguire l’evoluzione dei culti indigeni in età<br />

romana, concorda nel riconoscere tratti comuni nelle personalità divine; Valvo 2004, pp. 217-218: «Legami<br />

con la religione celtica, in materia di culti rivolti alle acque salutari, sono riscontrabili anche nelle dediche alle<br />

Nymphae e alle Vires. Queste ultime sono associate alle Nymphae in una iscrizione da Veleia, rinvenuta presso<br />

una grande pozza dove si raccoglievano le acque che filtravano dall’alto; sono associate alle Lymphae in una<br />

iscrizione scoperta ad Erba (fra Como e Lecco); infine si trovano ancora, in territorio lombardo, associate a<br />

Nettuno presso Gussago, località vicino a Brescia: in questo caso esse esprimerebbero le forze naturali e per<br />

questo sarebbero associate a Nettuno». Secondo zanovello 2011, p. 455 e p. 456, inoltre, al rapporto tra<br />

fiumi e mari/divinità maschili si contrapporrebbe quello tra polle e sorgenti/divinità femminili. Secondo la<br />

studiosa, inoltre, le fonti attesterebbero un’associazione tra acque calde/divinità maschili, acque fredde/divinità<br />

femminili.<br />

634 Chirassi Colombo 1976, p. 191. Le fonti epigrafiche relative a Neptunus, per esempio, sembrano<br />

trovare maggiore diffusione nell’Italia settentrionale e nelle zone transalpine, tra il I e il II secolo d.C., cfr.<br />

Arnaldi 1997, p. 200.<br />

635 Neptunus appartenne al pantheon romano fin da età molto antica: fu, infatti, adorato insieme ad<br />

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