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Altre perplessità permangono sul piano cronologico<br />

La presenza di un fibula ad arco ribassato, assegnata alla seconda metà del VIII secolo<br />

a.C. e di due spilloni a globetti databili tra la fine dell’VIII, inizi VII e VI secolo a.C.,<br />

non basta a giustificare una precoce attivazione del luogo di culto. Non dimostrabile, infine,<br />

che la rarità di frammenti ceramici sia dovuta alla natura stessa dei rituali praticati,<br />

incentrati su azioni come sacrifici, libagioni, offerte, che non avrebbero lasciato tracce<br />

archeologiche 1311 .<br />

Alla luce di queste considerazioni si può considerare prematuro assegnare al contesto<br />

di Altichiero lo status di santuario pubblico con funzione di frontiera.<br />

2.5 Luoghi di culto presso le aquae calidae Patavinorum 1312<br />

Il santuario di San Pietro in Montagnon e, più in generale, le attestazioni del sacro<br />

nell’area collinare euganea di pertinenza patavina 1313 offrono interessanti spunti di<br />

riflessione in merito alla continuità del luoghi di culto e dei culti tout court, in fase di<br />

romanizzazione.<br />

È piuttosto diffusa, infatti, la convinzione che nel comprensorio aponense, già sede<br />

di un importante santuario protostorico, abbia avuto il suo centro cultuale Aponus, esito<br />

romano di una ignota divinità indigena, a cui non solo sarebbe subentrato Apollo ma si<br />

sarebbe anche affiancato o sovrapposto Gerione, a sua volta connesso con il culto di Ercole.<br />

Nell’area collinare euganea, tra i centri veneti di Este e Padova, tra il Monte Castello<br />

e il colle di San Pietro Montagnon, nel corso del VII secolo a.C. sorse un’importante<br />

sede di culto in stretta relazione ad uno specchio d’acqua termale; indizi stratigrafici<br />

suggeriscono che l’area sacra fu abbandonata probabilmente per il progressivo esaurirsi<br />

del bacino nel corso del III secolo a.C. Al di sopra delle porzioni indagate del deposito<br />

votivo veneto, infatti, fu individuato uno spesso strato di sedimento lacustre corrispon-<br />

dell’alveo, messi in luce dall’erosione del fondo o trasportati dalla corrente da depositi esposti all’interno<br />

dell’alveo, ma più a monte. La corrente inoltre (vale la pena ricordarlo), è costantemente variabile nel tempo<br />

e nello spazio all’interno dell’alveo in momenti di piena».<br />

1311 zaghetto, zambotto 2005, pp. 95-96.<br />

1312 L’espressione è mutuata da Plin. nat. 2.103.227, Plin. nat. 31.32.61.<br />

1313 Tra gli studi dedicati ai culti nella zona termale euganea, con specifico riferimento al vasto deposito<br />

di San Pietro Montagnon e ai suoi possibili esiti in età romana, cfr. Bassignano 1981, pp. 218-220, Chieco<br />

Bianchi 1981, pp. 70-72, De Min 1981, pp. 197-218, Lazzaro 1981, pp. 27-44, San Pietro Montagnon<br />

1986, Bassignano 1987, pp. 315, 326-327, 342, Calzavara Capuis 1983, pp. 11-45, Strazzulla<br />

1987a, pp. 287-288, Pascucci 1990, p. 259, Capuis 1993, pp. 252-254, Capuis 2002, p. 244, Dämmer<br />

2002b, pp. 299-303, Ruta Serafini 2003a, p. 60, De Min 2005, pp. 116-117, Bonetto 2009a, pp. 279-<br />

280, 335-338.<br />

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