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2.6 Il santuario di Lova di Campagna Lupia<br />

L’area di Lova di Campagna Lupia, che sorge presso le foci del Meduacus minor, a<br />

breve distanza dal tracciato della via Popillia, è stato indagato archeologicamente in<br />

minima parte, ma grazie ad una serie di prospezioni magnetiche, effettuate tra il 1989 e<br />

il 1991 1356 , è stato possibile individuare e ricostruire virtualmente un complesso di strutture<br />

articolate attorno ad un’ampia corte centrale. Nella fattispecie, oltre ad una serie di<br />

edifici minori non definibili planimetricamente e ad una probabile recinzione, si sono<br />

riconosciuti un quadriportico, dotato di tre avancorpi, noto come Edificio A (30 x 45<br />

metri); l’Edificio B, costituito da un triportico e da una piccola costruzione in antis (30<br />

x 60 metri); l’Edificio C, lungo e stretto, organizzato in vani minori (10 x 15 metri). I<br />

precedenti di tali strutture sono stati individuati nel mondo ellenistico e confronti sono<br />

stati proposti con l’architettura dei santuari centro-italici 1357 .<br />

Saggi di scavo hanno interessato solo uno degli ambienti dell’Edificio A, che ha restituito<br />

esemplari di coppe e piatti in terra sigillata, ceramica grigia, vernice nera, quattro<br />

anelli in oro, decorazioni architettoniche in terracotta 1358 , e un pozzo individuato nei<br />

pressi del braccio settentrionale del portico dell’Edificio B 1359 .<br />

Proprio i materiali che riempivano la cisterna hanno permesso di definire le fasi edilizie<br />

del complesso santuariale, il cui primo impianto si porrebbe nell’avanzato II secolo<br />

a.C., forse in concomitanza con la costruzione della via Popillia tra il 132 a.C. e il 131<br />

a.C. 1360 , e che conobbe pieno sviluppo tra l’età augustea e quella giulio-claudia. Intorno<br />

alla metà del I secolo d.C. il luogo di culto fu abbandonato 1361 .<br />

1356 Una indagine geofisica fu condotta tra il 1989 e il 1990 su un’area di circa 7000 mq ed estesa, nel<br />

1991, in una zona contigua di circa 20.000 mq. Si vedano Bonomi, Veronese 1991, pp. 103-105, Ostis<br />

1995, p. 3. Tali ricerche furono intraprese in seguito alle numerose segnalazioni di privati dai primi anni del<br />

Novecento, fino agli anni Settanta, CaV 1994, p. 65, n. 235.1. Per i ritrovamenti nell’area di Lova, Girotto<br />

2011, pp. 13-53, in particolare per il santuario, Girotto 2011, pp. 34-35, S29.<br />

1357 Ostis 1995, p. 6, Bonomi, Malacrino 2009, pp. 234-235, Bonomi, Malacrino 2011, pp. 81-86,<br />

in cui sono proposti come modelli i santuari di zeus a Dodona, di zeus a Megalopoli, Asclepio a Messene,<br />

di Demetra a Pergamo, di zeus a Priene, di Asclepio ad Agrigento, di Asclepio a Kos e di Asclepio a Corinto.<br />

Per l’area centro-italica, invece, i confronti sarebbero con il santuario di Giunone a Gabii e di Ercole<br />

Vincitore a Tivoli.<br />

1358 Ostis 1995, pp. 4, 8-11. Sulla decorazione fittile, derivante da modelli patavini, CaV 1994, p. 65 n.<br />

235.1, Strazzulla 1987a, pp. 321-327, Bodon, Riera 1998, p. 289. Ad ambito patavino riporta anche il<br />

bollo Laeponi leggibile su più esemplari, Girotto 2011, pp. 33-34, S28.<br />

1359 Ostis 1995, p. 5.<br />

1360 Ostis 1995, p. 6, Bonomi, Malacrino 2011, p. 75. Sul rapporto topografico tra il sito di Lova e il<br />

sistema stradale e portuale altoadriatico, cfr. Lachin, Rosada 2011, pp. 55-68.<br />

1361 Si è parlato di una «radicale e deliberata distruzione del complesso», cfr. Ostis 1995, p. 6 e Malnati<br />

et alii 1999, p. 375.<br />

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