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sembrerebbe però potersi evincere, secondo Luigi Malnati 143 , da alcuni eccezionali documenti,<br />

come la stele da Isola Vicentina con dedica da parte di un personaggio di origine<br />

straniera (Iats venetkens ost), i due frammenti di architrave da Feltre, con dediche agli dei<br />

in alfabeto retico e lingua etrusca, il frammento architettonico altinate, menzionante un<br />

servo o un sacerdote di Belatukadro, la lapide patavina in trachite riportante il nome di<br />

tre magistrati (Freimastos Vennonis, Molon [V?]ennonis, Itos Gentei(os?) [?], probabilmente<br />

inserita, secondo lo studioso, nelle murature di un santuario 144 .<br />

Le conoscenze circa l’organizzazione spaziale e strutturale dei santuari veneti antichi vanno,<br />

inoltre, parzialmente mutando: importanti novità sono emerse dalle indagini archeologiche<br />

condotte ad Altino, in località Fornace, ad Este, nel santuario di Meggiaro, a Villa di<br />

Villa e in località Torre, a San Giorgio di Valpolicella, in piazzetta San Giacomo a Vicenza 145 .<br />

Tra V e IV secolo a.C. edifici con fondazioni in ciottoli furono realizzati in Veneto in<br />

ambito civile; opere di fortificazione in tecniche diverse sono note in vari insediamenti<br />

controllati dai Veneti, come a Noal di Sedico e in Friuli. Non si può quindi escludere che<br />

le iscrizioni di Isola Vicentina, Padova ed Altino fossero inserite in alzati di edifici sacri<br />

come dedica di personaggi influenti delle comunità venete 146 .<br />

Di tutto questo, dunque, si dovrà necessariamente tener conto nel valutare la relazione<br />

monumentalizzazione/romanizzazione.<br />

Una spia attendibile del processo di monumentalizzazione (avvio, sviluppo e tendenze<br />

formali) secondo modelli centro-italici è la plastica architettonica. Tra la seconda metà<br />

del II e la prima metà del I secolo a.C., ad Aquileia e a Brescia, si collocano i più antichi<br />

materiali architettonici cisalpini che, come sottolineato da Giuliana Cavalieri Manasse,<br />

documentano una ripresa puntuale di modelli centro-italici sia che si tratti di prodotti<br />

della grande coroplastica sia di elementi di decorazione lapidea, nella fattispecie capitelli<br />

corinzio-italici e ionico-italici 147 .<br />

La colonia latina di Aquileia, come ricordato, ha restituito una quantità di materiali<br />

relativi al sacro imponente rispetto al panorama nord-italico e di elevato livello qualitativo<br />

tale quindi da consentire alcune riflessioni sul tema.<br />

143 Malnati 2002b, pp. 127-128.<br />

144 Per la stele da Isola Vicentina, Marinetti 1999b, pp. 400-412, Akeo 2002, pp. 195-196, n. 26 (G.<br />

Gambacurta, A. Marinetti); per l’iscrizione da Feltre, Akeo 2002, pp. 184-185, n. 18 (A. Maggiani), per<br />

l’iscrizione patavina (Pa 13), Prosdocimi 1988, p. 293.<br />

145 In generale, cfr. De Min 2009, pp. 189-201.<br />

146 Cfr. Malnati 2002b, pp. 127-128. Ricordo, inoltre, l’iscrizione sacra di Prestino, Solinas 1992-<br />

1993, pp. 1237-1335, Solinas 1993-1994, pp. 873-935, Vitali 2000, pp. 207-215, con bibliografia precedente.<br />

Si veda, però, zaccaria 2009b, p. 77: «A quanto finora si conosce è, invece, del tutto assente presso<br />

le popolazioni non romane dell’Italia nord-orientale la scrittura lapidaria pubblica e privata, introdotta nella<br />

regione solo al momento della colonizzazione romana».<br />

147 Cfr. Cavalieri Manasse 2005, p. 53 e Cavalieri Manasse 2006, p. 125.<br />

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