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matico del processo di ‘romanizzazione’, nel quale il nuovo stato giuridico innesca nella<br />

maniera più vistosa e appariscente l’attuazione, da parte delle élites locali, delle forme<br />

di una cultura che apparteneva loro già da qualche tempo 1811 . La situazione che emerge<br />

dai dati archeologici degli ultimi anni, per quanto estremamente frammentari e parcellizzati,<br />

ha portato a ridimensionare l’importanza sul piano strettamente urbanistico ed<br />

architettonico della lex Pompeia per i centri indigeni della Transpadana. I dati archeologici<br />

dimostrano con sufficiente chiarezza come il processo di adesione alla cultura<br />

romana fosse avviato, almeno in alcuni centri, già prima dell’attribuzione dello ius Latii<br />

e come ad esso siano da ricondurre alcuni strutture templari. Ai già noti casi di Altinum,<br />

Ateste, Lova di Campagna Lupia, sembra ora aggiungersi quello del santuario di Marano<br />

di Valpolicella, dove tra la fine del II secolo a.C. e l’inizio del successivo, l’adozione del<br />

primo stile pittorico nell’apparato decorativo orienterebbe verso una committenza di<br />

altissimo profilo.<br />

1811 zevi 2002, p. 43, secondo il quale i tempietti «sono un autentico pezzo di Regio I trapiantato nella<br />

Regio X».<br />

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