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ero essere state scelte ad hoc perché compatibili con le caratteristiche del culto della<br />

Baratella.<br />

Reitia, dunque, avrebbe mantenuto la titolarità del santuario anche in età romana 538 ,<br />

così come proposto di recente da Aldo Prosdocimi, il quale, mettendo in evidenza l’assenza<br />

di documentazione di età repubblicana e imperiale, ha proposto di individuare<br />

una continuità non tanto nella divinità quanto nella funzione scrittoria del santuario 539 .<br />

A corollario di queste osservazioni si pone un caso emblematico ed esemplificativo<br />

di come la documentazione figurata a soggetto ‘sacro’ possa essere talvolta fuorviante.<br />

Il santuario di Villards d’Héria (Jura), dedicato a Marte e a Bellona, ha restituito, oltre<br />

ad alcune iscrizioni alle divinità titolari 540 , un rilievo con figura femminile provvista di<br />

egida e gorgoneion, diversi frammenti bronzei della statua di culto a grandezza naturale,<br />

anch’essi con egida e gorgone, una statuetta in bronzo di un personaggio femminile con<br />

alto cimiero, chitone e civetta. Dal sito proviene anche un piccolo piedistallo in bronzo<br />

con dedica a Bellon(a), attualmente perduto, sicché è impossibile verificare che statuina<br />

e base fossero pertinenti 541 . Il fatto che il sito non abbia restituito alcuna testimonianza<br />

epigrafica relativa a Minerva rende quanto meno lecito supporre che Bellona, titolare del<br />

santuario, fosse rappresentata secondo le fattezze di tale divinità 542 : l’assimilazione si è<br />

manifestata, quindi, solo a livello iconografico.<br />

Se il riferimento alle fonti scritte si rivela alla luce di questi esempi imprescindibile 543 ,<br />

estremamente fortunato dovrebbe ritenersi il caso di quei documenti figurati recanti<br />

un’iscrizione. Così, per esempio, le tre figure femminili velate e prive di attributi, dipinte<br />

su una parete della catacomba di Vibia a Roma, sono riconoscibili come Fata Divina<br />

solo grazie alla legenda 544 ; altrettanto accade in vari monumenti dedicati alle Matro-<br />

538 La situazione non sarebbe molto diversa da quella del santuario di Rossano di Vaglio dove la divinità<br />

conservò il nome anche in epoca romana. Ad Este, inoltre, la grafia venetica continuerebbe in fase di romanizzazione<br />

come segno di continuità ideologica, cfr. Marinetti, Prosdocimi 2005, p. 43.<br />

539 Prosdocimi 2009, pp. 363 e p. 369. Cfr., inoltre, Baggio Bernardoni 1992, p. 321, secondo la<br />

quale non vi sono elementi sufficienti per formulare ipotesi circa le trasformazioni del culto di Reitia in età<br />

romana. Perplessità sulla sovrapposizione tra Reitia e Minerva sono state espresse anche da Bonetto 2009a,<br />

p. 111.<br />

540 Dedica a Marte Augusto di Q. Petronius Metellus, CIL XIII, 5343 e un’altra dubbia a Marte e Bellona,<br />

CIL XIII, 5352. Cfr. anche CIL XIII, 5346. Hatt 1989, pp. 169-170, Van Andringa 2006, 121-134,<br />

con bibliografia precedente.<br />

541 CIL XIII, 5351.<br />

542 Walter 1999, p. 37, tav. II, figg. 1-4.<br />

543 Eloquenti, a proposito, le parole espresse da Giulia Fogolari a proposito della divinità titolare del<br />

santuario di Lagole di Calalzo: «Dalla scrittura si è partiti per individuare la divinità» , Fogolari 2001a,<br />

p. 375.<br />

544 LIMC VIII, s.v. Fata, Fatum, p. 581, n. 2 (S. Sorda).<br />

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