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italica la documentazione epigrafica a carattere sacro risale quasi esclusivamente alla<br />

piena età imperiale, fatto che rende estremamente complesso ogni eventuale tentativo di<br />

riconoscere la matrice indigena di divinità dal nome latinizzato, è il caso, per esempio,<br />

delle enigmatiche Bittoae 1640 , o latino tout court, come Hercules 1641 . Ad Aquileia, invece,<br />

le più antiche testimonianze di un culto a Minerva risalgono all’età repubblicana.<br />

Dalla città proviene un’unica iscrizione, attualmente non più reperibile, recante solo<br />

il teonimo Menervae 1642 . In località Prepotto, nel territorio carsico di pertinenza aquileiese,<br />

inoltre, furono rinvenute due parti di architrave, l’una con la dedica [---]ci(us)<br />

L(uci) l(ibertus) Agato portitor soc(iorum) s(ervus) / [---] columnasque mag(nas?) fi(ctiles?)<br />

/ [de s]uo Menervai d(onum) d(ederunt) l(ibentes) m(erito) 1643 ; l’altra recante il seguente<br />

testo: Abennaeus Catti M(arci) s(ervus) maceriem [---] / pinnas et austia de s[u]o fecit<br />

Minervae d(edit) 1644 . Si tratta, in entrambi i casi, di testi databili non oltre l’inizio del I<br />

secolo a.C. 1645 , nei quali i dedicanti si qualificano come autori di varie parti di un sacello<br />

dedicato a Minerva: columnas fictiles, maceriem (recinto sacro), pinnas (parte superiore<br />

del monumento) e austia (porta interna) 1646 .<br />

Circa l’accezione del culto praticato sull’altopiano carsico, è stato proposto un possibile<br />

rapporto con l’area sacra al Timavus, soprattutto per la presunta presenza di Diomede,<br />

miticamente legato ad Athena Iliaca 1647 .<br />

In realtà risulta difficile cogliere il nesso tra la documentazione di età romana rinvenuta<br />

a San Giovanni in Tuba (dediche a Timavus, Saturnus, Spes Augusta, Fons, Hercules),<br />

la notizia straboniana circa un tempio a Diomede 1648 e le dediche a Minerva messe in<br />

luce a Prepotto.<br />

Diversi spunti interpretativi si potrebbero, invece, trarre dall’analisi delle caratteristiche<br />

morfologiche e socio-economiche dell’altopiano, dove è attestato il culto alla dea.<br />

1640 Definite da Albino Garzetti «Numina indigena Gallorum Matribus, Matronis similia», InscrIt X, 5,<br />

827.<br />

1641 Si veda, in proposito, zenarolla 2008 e zenarolla c.s.<br />

1642 2 2 CIL I, 1457, CIL V, 799, CIL I , 2194, CIL I , p. 1092, InscrAq 13, ILLRP 242, Fontana 1997a,<br />

pp. 197-198, n. 27, con ulteriore bibliografia.<br />

1643 2 CIL I, 1462, CIL V, 703, ILS, 1851, CIL I , 2215, InscrIt X, 4, 303, ILLRP 243, Imagines 105,<br />

CIL I2 , p. 1095, InscrAq 14, Pascal 1964, p. 150, Fontana 1997a, p. 201, n. 34, con ulteriore bibliografia.<br />

1644 2 CIL I, 1463, CIL V, 704, ILS, 5410, CIL I , 2216, InscrIt X, 4, 304, ILLRP 244, Imagines 106, CIL<br />

I2 , p. 1096, InscrAq 15, Fontana 1997, pp. 201-202, n. 35, con ulteriore bibliografia.<br />

1645 Bandelli 1984, pp. 200, 216, Bandelli 1988a, p. 98,<br />

1646 Per il significato attribuito a questi termini, cfr. Fontana 1997a, p. 119, nt. 539. Le circostanze del<br />

rinvenimento hanno indotto a ritenere che il primo architrave fosse quello della facciata dell’edificio, mentre<br />

l’altro, di dimensioni più ridotte, avrebbe potuto far parte della cella, Fontana 1997a, p. 119.<br />

1647 Verzár Bass 1991, pp. 274-275, nt. 97.<br />

1648 Str. 5.1.8.<br />

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