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75<br />

questioni di metodo<br />

nel senso proprio di traduzione, per spiegare le funzioni e le competenze di Iside nel<br />

pantheon egizio, citando la figura che nel mondo greco aveva il ruolo e le qualità più<br />

simili ai suoi 380 .<br />

Si pone, allora, il problema di definire quale possa essere il termine più corretto per<br />

indicare il processo attraverso il quale alcune divinità locali furono ‘sostituite’ da divinità<br />

latine o romane. In alcuni casi si potrebbe parlare di assimilazione per intendere un<br />

processo di assorbimento, non necessariamente identificativo, della divinità epicoria da<br />

parte di quella importata (nel senso che X ingloba/assolve le funzioni di Y). Tuttavia,<br />

potrebbe anche verificarsi il caso di una netta sostituzione dell’una con l’altra. Si tratta,<br />

inoltre, di processi che potevano essere temporanei o permanenti. Resta, quindi, imprescindibile<br />

valutare il problema caso per caso, in base ai contesti.<br />

Ma, al di là della questione appena presentata, altri due temi sono intrinsecamente<br />

connessi all’interpretatio: il primo consiste nel rapporto tra divinità (indigene/allogene,<br />

non ufficiali/ufficiali, non romane/romane, etc.), il secondo nella valutazione dei<br />

fenomeni di resistenza, sopravvivenza, mediazione, con implicazioni di tipo ideologico<br />

e politico, di cui la recezione dei culti importati costituisce, a tutti gli effetti, uno dei<br />

parametri fondamentali.<br />

Preliminare alla prima questione deve essere una riflessione generale sull’autonomia<br />

e la mobilità religiosa delle comunità che popolavano la penisola italica prima della<br />

completa romanizzazione 381 .<br />

La fisionomia dei culti risultava differente a seconda della città, che in materia di riti,<br />

strutture e gerarchie divine si autoderminava. Che ogni struttura religiosa costituisse un<br />

sistema a sé stante appare in tutta evidenza dalle fonti epigrafiche laddove, per esempio,<br />

le Tavole Iguvine, la tavola opistografa di Agnone, le dediche del santuario di Rossano<br />

di Vaglio mostrano differenze nella quantità dei teonimi, nelle funzioni e nei rapporti<br />

reciproci tra divinità, nelle cerimonie 382 . Come è stato notato, però, più che il conteggio<br />

delle assenze/presenze di dèi e la conseguente individuazione di modelli comuni<br />

tra sistemi religiosi di comunità linguisticamente e culturalmente vicine, essenziale è la<br />

Motte, Pirenne-Delforge 1994, pp. 11-27, che hanno chiarito come si possa definire «sincretismo»<br />

solo quel processo in cui tutte le divinità del medesimo sesso e con identiche caratteristiche si fondano in<br />

un’unica identità. Malgrado la messa a punto di André Motte e Vinciane Perenne-Delforge, molti continuano<br />

a proporre dei ‘sincretismi agglomeranti’, basati sulla fusione delle caratteristiche di due, o più,<br />

divinità distinte. Sul tema e sui sincretismi isiaci, si vedano anche Dunand 1998, pp. 335-378, Dunand<br />

1999, pp. 97-116, Xella 2009, pp. 135-137, Malaise 2005, pp. 141-152, Fontana 2010, pp. 74-86, con<br />

riferimenti bibliografici.<br />

380 A questo proposito cfr. Dunand 1973, pp. 80-81, Rudhardt 1992, pp. 224-225, Dunand 1999,<br />

p. 99, Sfameni Gasparro 2007, p. 48.<br />

381 Cfr. la sintesi di de Cazanove 1993, pp. 12-29.<br />

382 Su questi documenti cfr. Prosdocimi 1989, pp. 484-498, 513-519, 519-521.

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