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Le ricerche più recenti non sembrano avere dato una conferma definitiva alla possibile<br />

presenza celtica in una fase anteriore all’avanzata età del Ferro 1685 : nella sintesi<br />

proposta da Fulvia Mainardis emerge, infatti, una contrapposizione tra chi preferisce la<br />

tesi di una cronologia alta per la comparsa dei Celti, ovvero tra la fine del V secolo a.C. e<br />

gli inizi del successivo, e chi opta ancora per una visione ‘tradizionale’ delle vicende storiche<br />

che interessarono la regione 1686 . Si tratterebbe, dunque, di un’espansione da porsi<br />

non prima della fine del III secolo a.C. o dell’inizio del II secolo a.C. senza che questo<br />

precluda la possibilità di precoci ma «sporadiche infiltrazioni di genti alloctone» 1687 .<br />

È, invece, indubbio che i Veneti abbiano avuto nel territorio un ruolo determinante<br />

come emerge dalle fonti letterarie, dal materiale archeologico e dalla documentazione<br />

epigrafica 1688 . L’apporto di genti venetiche fu tale da determinare, almeno per l’ambito<br />

carnico, la formazione di un modello culturale definito «veneto-alpino» 1689 .<br />

Su questa duplice facies, veneta e celtica, si innestò già nella seconda metà del II secolo<br />

a.C. la presenza romana 1690 . A questo periodo risale la prima forma di insediamento<br />

romano con probabile funzione emporica nella valle del Bût, ai piedi del colle San Pietro,<br />

all’incrocio di di vie fluviali e stradali e nei pressi di alture facilmente raggiungibili<br />

in caso di pericolo 1691 .<br />

1685 Càssola Guida 1989a, p. 646, Vannacci Lunazzi 1994, p. 243, Càssola Guida 1999a, pp. 43-<br />

44, Càssola Guida 1999b, pp. 47-72, Càssola Guida 2001, p. 351, Vitri 2001a, p. 43, Vitri et aliae<br />

2007, pp. 41-42.<br />

1686 Sulla questione, cfr. Mainardis 2008, pp. 30-33.<br />

1687 Così Mainardis 2008, p. 31.<br />

1688 Fonti letterarie: Càssola 1979, pp. 83-99. Per i materiali archeologici si vedano Càssola Guida<br />

1985, pp. 68-88, Desinan, Càssola Guida, Vitri 1990, Buora 1992, p. 101, Vitri 2001a, pp. 44-<br />

47. Sulle iscrizioni venetiche, cfr. Marinetti 1991, pp. 213-214, Crevatin 1995, pp. 71-77, Marinetti<br />

1999b, pp. 395-396, 432-433, nn. 48-56, Crevatin 2001, pp. 115-125, Mainardis 2009, p. 343. Ulteriore<br />

bibliografia è segnalata da Bandelli 2001, p. 15 e da Mainardis 2008, pp. 29-30.<br />

1689 Così Mainardis 2008, pp. 29-30. La definizione è stata usata precipuamente per gli insediamenti<br />

del Cadore e dalla Valle del Gail, Veneti antichi 1988, pp. 70-80, 314-315. Si veda, inoltre, Vitri et aliae<br />

2007, p. 43 in merito all’organizzazione degli abitati preromani in Carnia, affini all’ambito «alpino venetoretico<br />

(Trentino, Alto Adige, Veneto settentrionale)».<br />

1690 Sulle campagne militari romane in area alpina e alpino-illirica e sulla romanizzazione dell’area,<br />

Brizzi 1992, pp. 111-123, Mainardis 1997a, pp. 20-21, zaccaria 1992a, pp. 75-90, Bandelli 2001,<br />

pp. 20-23, Vedaldi Iasbez 1994, pp. 31-38. Dopo il 115 a.C. la romanizzazione avvenne senza ‘traumi’,<br />

Càssola 2001b, pp. 410-411, ad eccezione dell’assedio cesariano del castellum indigeno di Larignum, Mainardis<br />

2008, pp. 34, 38. Qualche accenno sulla storia evenemenziale in Vitri et aliae, pp. 42-43.<br />

1691 Sulla vocazione emporica del centro, Mainardis 2001b, p. 193 e Gregori 2001, p. 161, che<br />

precisa come in età imperiale, a conferma del ruolo commerciale di Iulium Carnicum, sorgessero nel suo<br />

territorio due stationes doganali del portorium Illyrici, la Temaviensis e la Plorucensis. Sulle attestazioni archeologiche<br />

della fase previcanica e vicanica, Vitri et aliae 2007, pp. 45-47. Sintesi proposta da Mainardis<br />

2008, pp. 33-34, 38-39. Sulle stationes doganali, zaccaria 2001a, p. 142.<br />

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