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Relativamente alle modifiche che interessarono l’assetto territoriale ed urbanistico,<br />

in generale, si può osservare che la varietà dei livelli di urbanizzazione corrispose all’evolversi<br />

del processo di romanizzazione, il quale non fu omogeneo e simultaneo in tutte<br />

le aree transpadane: più rapido nel cosiddetto Venetorum angulus, esso si affermò con<br />

maggiore lentezza nelle zone occidentali della Transpadana 32 .<br />

Per quanto riguarda l’area celtica, è convinzione diffusa che gli insediamenti preromani<br />

fossero di tipo rurale, ovvero non assimilabili a città o centri urbani 33 . In alternativa,<br />

si è proposto che nell’ambito di forme di stanziamento prevalentemente sparse, le<br />

tribù celtiche avessero creato piazzeforti di una certa importanza, come Bononia, Brixia,<br />

Acerre, Mediolanum 34 . Alla fine del III secolo a.C., secondo questa ipotesi interpretativa,<br />

le strutture di tipo tribale dominavano ovunque, con l’eccezione della pianura veneta,<br />

dov’era in atto un’evoluzione istituzionale in senso ‘romano’, cui corrispondeva il progressivo<br />

organizzarsi in forme ‘urbane’ degli abitati più importanti.<br />

Rispetto alle forme di insediamento in area padana le fonti antiche sono spesso ambigue.<br />

Da Polibio 35 si apprende che «i Celti vivevano in villaggi non fortificati ed in case<br />

semplici», che «non avevano altra occupazione che la guerra e l’agricoltura» e che «i loro<br />

averi erano il bestiame e l’oro, poiché queste erano le sole cose che potevano portare<br />

con sé in ogni momento, senza difficoltà, spostandosi da un posto all’altro». Lo stesso<br />

Polibio, però, e con lui Livio, affrontando il tema della conquista romana del territorio,<br />

menzionano oppida, poleis e urbes. Analogamente, Strabone 36 per definire Mediolanum<br />

adotta il termine metropolis e kome 37 .<br />

Questa apparente ‘contraddizione’ ha trovato diverse spiegazioni. L’organizzazione<br />

kata komas di cui parla Polibio potrebbe riferirsi esclusivamente alla fase di insediamento<br />

Sull’argomento, cfr. Bandelli 2003a, p. 216, secondo il quale i Sénoni furono annientati istituzionalmente,<br />

culturalmente e, in breve tempo, anche fisicamente. Analoga sorte toccò ai Boi, debellati nel 191 a.C. e<br />

deportati dal loro territorio.<br />

32 Sulla romanizzazione della Transpadana occidentale, corrispondente alla Regio XI augustea, cfr. soprattutto<br />

gli studi di Cresci Marrone 1994a, pp. 185-196, Cresci Marrone 1995, pp. 7-17, Cresci<br />

Marrone 1996, pp. 25-35, Cresci Marrone 1997, pp. 121-155, Culasso Gastaldi, Cresci Marrone<br />

1997, pp. 93-136, Cresci Marrone 2008, pp. 31-41.<br />

33 Si registrano agglomerati più importanti di una vasta fattoria, centri di mercato, di commercio, di<br />

scambio ma non città come nel sistema territoriale etrusco. Non si hanno dunque né la prova dell’esistenza<br />

di capoluoghi, sedi centrali del potere, né della continuità politica e centrale delle poleis etrusco-padane,<br />

Vitali 2004, p. 327. Lo studioso precisa che «nel quadro entitariamente modesto della documentazione archeologica,<br />

quella di tipo funerario è prevalente mentre quella d’abitato è quasi inesistente e per tale ragione<br />

le ipotesi che possiamo formulare sono condizionate da una documentazione già ‘orientata’ nell’antichità»,<br />

Vitali 2004, p. 328.<br />

34 Bandelli 1988b, p. 514.<br />

35 Plb. 2.14.1. Plb. 2.17.9-11.<br />

36 Str. 5.1.16. La formula polibiana di kata komas è ripresa anche in Str. 3.2.15 e Str. 5.1.6.<br />

37 Simili contraddizioni si notano anche in altre fonti, cfr. Bandelli 1990, p. 254, nt. 21.<br />

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