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245<br />

patavium e il suo territorio<br />

C’è comune accordo nel ritenere che il complesso santuariale di Lova costituisse «la<br />

monumentalizzazione di un preesistente luogo sacro veneto» 1362. A sostegno di questa ipotesi<br />

si porrebbe una novantina di bronzetti votivi, attribuibili al IV Periodo Atestino, rinvenuti<br />

nel 1988 1363 ; oltre ad essi, si annoverano alcuni esemplari provenienti da strati di livellamento<br />

a matrice limosa, circostanti l’imboccatura del pozzo individuato all’esterno dell’Edificio B.<br />

Le statuette 1364 si presentavano integre o frammentarie, prive di segni dovuti ad un’eventuale<br />

azione del fuoco. Questi scarichi furono intenzionalmente deposti, secondo gli editori del contesto,<br />

nel corso del II e I secolo a.C., forse in connessione con attività di bonifica dell’area 1365 .<br />

Sulla questione della continuità si è discusso in precedenza; mi limito a suggerire che<br />

l’evidenza documentaria, pur non essendo chiaramente definibile come «un consistente<br />

complesso sacrale» 1366 , lascia tuttavia presupporre una frequentazione a scopo cultuale<br />

in una fase anteriore alla romanizzazione. Non solo la tipologia dei materiali risulta<br />

indicativa in questo senso, ma anche la loro associazione e le modalità deposizionali 1367 .<br />

1362 Malnati et alii 1999, p. 373. Capuis 1999a, p. 158: «È certo che esso perpetuava, dandogli veste<br />

monumentale, un precedente luogo di culto testimoniato da oltre un centinaio di bronzetti maschili».<br />

1363 Furono rinvenuti, inoltre, fibule e monete databili tra la fine del VI secolo a.C. e il III-IV secolo<br />

d.C. La provenienza esatta di questi manufatti non è nota, cfr. Capuis 1993, p. 254. Ad appassionati locali<br />

si deve la segnalazione del rinvenimento nei pressi dell’idrovora posta a nord di Lova di numerosi bronzetti<br />

paleoveneti, CaV, p. 65, n. 235, 1, Ostis 1995, p. 1. Per un’analisi dei bronzetti preromani recuperati nell’area<br />

del santuario di Lova e in zone limitrofe, Groppo 2011, pp. 89-102.<br />

1364 Si tratta di cavallini, guerrieri in assalto, confrontabili con tipi patavini genericamente datati tra V<br />

e III secolo a.C. (anche se quelli di Lova, sono stati considerati più recenti) e di un solo ex-voto anatomico<br />

a forma di gamba, Ostis 1995, p. 7.<br />

1365 Sulle modalità di rinvenimento, cfr. Ostis 1995, p. 5 e Bonomi 2001, pp. 248-249, dove si parla<br />

di «un piccolo invaso destinato ad accogliere gli scarichi di materiali ceramici e bronzei, misti a carboni e<br />

ceneri, delle cosiddette ‘prima stipe’ e ‘seconda stipe’ votive». Relativamente alla ‘prima stipe’, si sono registrati<br />

due momenti distinti di deposizione separati da uno strato di sedimento e ‘chiusi’ da una concentrazione di<br />

frammenti di ceramica depurata (brocchette ed anforette) e dalla stesura di limo sabbioso di origine fluviale.<br />

Una seconda ‘depressione’, denominata ‘seconda stipe’, presenta rari frammenti ceramici e diversi bronzetti.<br />

«La definitiva disattivazione della ‘seconda stipe’ viene realizzata, ancora una volta, mediante la sistemazione<br />

intenzionale, all’interno della cavità, di un sottile livello di sabbia pulita». Uno strato di frammenti di ceramica<br />

depurata, inglobati a sabbia, e un «consistente accumulo di gusci di malacofauna» connotano la chiusura del<br />

contesto. Gli ultimi livelli indagati sono rappresentati da «una sorta di pavimentazione di pezzami di laterizio<br />

disposto in piano e di associati livelli di riporto, probabilmente impiegati allo scopo di consolidare le superfici<br />

di calpestio per facilitare l’accesso al pozzo ancora in attività». Bonomi, Malacrino 2009, pp. 230, 232: «Al di<br />

sopra di una fossa allungata, forse funzionale al sistema di bonifica realizzato dai costruttori del santuario, sono<br />

stati individuati alcuni depositi sigillati di materiali votivi contenenti, insieme a frustuli di carbone e a gusci di<br />

conchiglie, i noti bronzetti a figura umana, una ventina di assi repubblicani e una consistente presenza di ceramica<br />

depurata. Si tratta, in quest’ultimo caso, quasi esclusivamente di brocche e anfore di piccole dimensioni,<br />

tutte appositamente defunzionalizzate mediante frantumazione nella zona intorno al pozzo».<br />

1366 Così zaghetto 2005, p. 94. Un limite all’interpretazione del contesto è, senza dubbio, rappresentato<br />

dal fatto che le zone indagate costituiscono piccole porzioni dell’intera area santuariale.<br />

1367 Sul tema cfr. Bonghi Jovino 2005, pp. 31-46.

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