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della città romana, che non fu esito di una strutturazione a scacchiera rigorosamente<br />

preimpostata, bensì frutto di uno sviluppo spontaneo all’interno dell’ansa e della controansa<br />

fluviale 935 . Ma se tra i centri veneti la relazione tra abitato e corso d’acqua non è una<br />

caratteristica precipua di Patavium 936 , aspetto esclusivo ne è, invece, l’accesso diretto, che<br />

si veniva a creare proprio tramite la via fluviale, alla laguna veneta e all’alto Adriatico 937 .<br />

Al di là del complesso problema della ricostruzione dell’assetto idrogeomorfologico<br />

antico, ciò che appare di interesse è che il Meduacus compare in due eventi fondamentali<br />

del mito e della storia di Patavium.<br />

Secondo la tradizione letteraria, infatti, sbarcarono alle foci del fiume sia l’eroe troiano<br />

Antenore, ecista di Patavium, sia Cleonimo, il principe lacone reduce da sfortunate<br />

imprese di conquista in Adriatico.<br />

Il primo episodio è cantato da Virgilio 938 : Venere, preoccupata per la sorte di Enea,<br />

si lamenta con Giove del fatto che il figlio sia costretto a sopportare le avversità del fato,<br />

mentre Antenore, sfuggito agli Achei e oltrepassati i golfi illirici e il fiume Timavo 939 , sia<br />

riuscito a fondare una nuova città, Patavium dove vive in plenissima quiete 940 . A Virgilio<br />

fecero eco altri scrittori, tanto che l’aggettivo antenoreo divenne, a tutti gli effetti, sinonimo<br />

di patavino 941 .<br />

935 Per gli aspetti urbanistici, cfr. Mansuelli 1973, p. 99, Tosi 1987, p. 159, Tosi 2002a, pp. 87-126,<br />

Tosi 2002b, pp. 37-41. L’ipotesi di un tessuto urbanistico regolare è oggi poco sostenuta, cfr. Bonetto<br />

2009a, pp. 135-136.<br />

936 Str. 5.1.5, Plin. nat. 3.126-130, per la caratteristica relazione tra abitati e fiumi in ambito veneto.<br />

Strabone, in particolare, distingue città con l’aspetto di vere e proprie isole, altre solo in parte lambite da<br />

acque e altre ancora dotate di mirabili vie fluviali.<br />

937 Incerta è la situazione idrografica in antico. Il fiume aveva origine dal lago di Levico e da quello di<br />

Caldonazzo e attraverso la Valsugana, tra l’Altopiano di Asiago e l’Acrocoro del Grappa, raggiungeva la pianura.<br />

Qui si divideva in due rami, il Meduacus maior, che ricalcava un corso simile all’odierno, e il Meduacus<br />

minor, che scendeva più ad ovest rispetto all’andamento attuale per entrare in città. Il Minor si divideva in<br />

ulteriori diramazioni prima di raggiungere il mare. Il tentativo di definire l’aspetto deltizio dei due rami del<br />

Meduacus ha dato adito a numerose discussioni ed è probabile che non tutti i numerosi sbocchi individuati<br />

fossero attivi contemporaneamente.<br />

938 Verg. Aen. 1.242-252. I primi commentatori virgiliani notarono un errore: nei primi versi dell’Eneide<br />

il poeta scrive che Enea fu il primo a giungere in terra italica mentre in seguito, invece, narra del<br />

dolore di Venere per il figlio ancora errabondo. Secondo l’anonimo autore dell’Origo gentis Romanae, primus<br />

andrebbe inteso come princeps (1.4). Secondo Serv. Aen. 1.1, invece, Virgilio non sarebbe incorso in una<br />

contraddizione perché al tempo dello sbarco di Enea sulle coste tirreniche, il confine italico era posto al<br />

Rubicone. Cfr. Braccesi 1984, pp. 101-102.<br />

939 Sulle difficoltà inerenti la localizzazione di Patavium nei versi virgiliani, cfr. Capozza 1987, p. 7. Si<br />

veda anche Braccesi 1984, pp. 116-122, che individua in Aquileia la prima città fondata da Antenore; la<br />

proposta è respinta da Pianezzola 1990, pp. 177-178 e da Grilli 1991, p. 35.<br />

940 Per il commento del passo cfr. Pianezzola 1990, pp. 173-178; Galinski 2000, pp. 23-34.<br />

941 Oltre che di aponense ed euganeo, vedi Lucan 7.194, Mart. 1.76.2, Claud. carm. min. 26.1-2,<br />

Cassiod. var. 2.39. Cfr. Sartori 1981, p. 102, Capozza 1987, pp. 3-10. Ovidio attesta che il poeta tardo<br />

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