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ampio contesto storico e archeologico 1379 , ma ciò nonostante sufficiente per ammettere<br />

la possibilità di un modello interpretativo differente delle due realtà santuariali. Ad Altinum,<br />

come a Lova, il santuario di Fornace era strategicamente posto in un ambiente<br />

ibrido come quello lagunare, proiettato verso i traffici commerciali terrestri e marittimi<br />

1380 , caratteristica che ha portato a definirlo non solo a connotazione emporica ma<br />

anche di ‘frontiera aperta’ o ‘etnico-culturale’ 1381 .<br />

Altre corrispondenze 1382 potrebbero non essere casuali.<br />

Ad Altinum le indagini archeologiche hanno permesso di evidenziare una continuità<br />

di vita del santuario dalla seconda metà del VI secolo a.C. al III secolo d.C. 1383 . L’ampliamento<br />

del nucleo arcaico, avviato nel corso del III secolo a.C., trova pieno compimento<br />

nell’avanzato II secolo a.C., durante la cosiddetta fase ellenistica, attraverso la<br />

costruzione di un quadriportico con grande corte centrale ipetra, planimetricamente<br />

confrontabile con l’Edificio A di Lova 1384 . Nella seconda metà del I secolo d.C., l’intera<br />

area fu sottoposta ad una bonifica idraulico-ambientale «in concomitanza con una<br />

nuova definizione degli spazi, con la costruzione di alcune strutture e con l’abbandono<br />

di altre» 1385 . La novità più significativa è rappresentata dalla costruzione di un piccolo<br />

ma, insieme, in dipendenza da Padova. Una ragionevole conclusione per ‘padovano’ presente ad Altino e<br />

NON ALTROVE è che ‘padovano’ significhi l’appartenenza al centro urbano – quasi una metropolis – in un<br />

centro collegato e, in qualche modo, dipendente». Si vedano, inoltre, Marinetti 2009a, pp. 104, 111-112,<br />

Gambacurta 2011, pp. 48-49, Cavalieri Manasse 2011, p. 176.<br />

1379 Già così Fogolari 1981b, p. 45: «Se si possa pensare per un certo periodo ad una dipendenza<br />

anche politica di Altino paleoveneta da Padova è problema da studiare». Capuis 1996a, p. 31: «anche sul<br />

piano culturale e materiale sempre più vistoso è l’emergere di una facies altinate a forte connotazione patavina:<br />

prevalentemente a Padova rimandano infatti la produzione fittile d’uso comune e fine da mensa, la<br />

bronzistica votiva, i dati linguistici, i materiali funerari, nonché vari aspetti ideologici». Rapporti privilegiati<br />

tra Padova e Altino erano stati evidenziati in seguito da Capuis 1999b, passim, in particolare p. 296 dove si<br />

prospetta l’idea, da verificare, di una vera e propria fondazione del centro lagunare da parte di uno egemone,<br />

forse proprio Padova.<br />

1380 Tirelli 2001b, pp. 295-296 e Tirelli 2003a, pp. 223-237 accerta l’esistenza di uno scalo portuale<br />

attivo già dalla fine del VI secolo a.C., sulla base di rinvenimenti di ceramica attica e italiota. Cfr. anche cfr.<br />

Capuis 1996a, p. 31.<br />

1381 Caratteristica che condividerebbe con il santuario di Lagole di Calalzo, cfr. De Min 2005, p. 116,<br />

Capuis 2005, p. 511. La presenza di votivi di importazione provenienti dalle principali direttrici commerciali,<br />

alpine e mediterranee, che convergono sull’insediamento lagunare, qualificherebbero il luogo di culto<br />

come uno dei principali santuari emporici dell’arco costiero altoadriatico già dal V secolo a.C., cfr. Capuis<br />

1996b, pp. 45-46, Capuis 1999a, p. 157, Capuis 1999b, pp. 289-306.<br />

1382 Sul tema si vedano Bonomi, Malacrino 2009, pp. 229-246, Bonomi, Malacrino 2011, pp.<br />

71-88.<br />

1383 Sull’evoluzione architettonica del santuario, cfr. Capuis, Gambacurta, Tirelli 2009, pp. 39-48,<br />

Cipriano, Tirelli 2009, pp. 61-69.<br />

1384 Da ultima Tirelli 2011a, p. 106.<br />

1385 Cipriano, Tirelli 2009, p. 64.<br />

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