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221<br />

patavium e il suo territorio<br />

Che, quindi, in età augustea possa essere stato istituito a Patavium un collegio espressamente<br />

dedicato alla Concordia e collegato indirettamente al princeps 1224 non mi sembra<br />

in contrasto né con quanto emerge dalle fonti relative ai Concordiales 1225 né con la<br />

temperie politica e culturale della città.<br />

L’età d’oro di Patavium si pone, infatti, proprio tra la seconda metà del I secolo a.C. e<br />

il I secolo d.C., quando la città è ricordata da Strabone e Pomponio Mela tra quelle più<br />

prospere della regione: è in questa fase che prese avvio, tra l’altro, una grandiosa opera<br />

di rinnovamento urbanistico e monumentale 1226 . Non erano, tuttavia, lontani i tempi<br />

delle dure repressioni inflitte da Asinio Pollione ai Patavini: quale migliore occasione,<br />

quindi, per l’introduzione di un culto a Concordia, emanazione del potere del princeps,<br />

«mediatore dei ceti» 1227 .<br />

Benché manchino testimonianze dirette di una presenza augustea a Patavium, la<br />

possibilità di un intervento religioso ai massimi vertici troverebbe, tuttavia, riscontro<br />

sia nella precoce introduzione del culto ai Lares 1228 sia, se l’ipotesi coglie nel segno,<br />

1224 La personificazione delle virtutes imperatorie, quali Pax, Victoria, Salus, Fortuna, Pietas, Clementia,<br />

costituiva uno degli escamotages attuati dal princeps per far emergere lo stretto legame con il divino senza,<br />

però, comportare una divinizzazione personale. Il collegio sarebbe, in questo senso, avvicinabile in qualche<br />

modo a quelle associazioni dedicate alla Salus Augusta o al Numen, ai Lares ed al Genius Augusti composti<br />

solitamente da dipendenti dello stato, liberti o schiavi imperiali, sui quali cfr. Diosono 2007, p. 55. Utile<br />

un confronto anche con i Claudiales, i Neroniales, i Flaviales. A proposito dei Sodales Flaviales Titiales, Arnaldo<br />

Momigliano ha dimostrato come essi fossero «subordinati alla divinità di Giove, considerato come<br />

il protettore del flavio Domiziano», Momigliano 1935, pp. 165-171. Sui sodales, cfr. Scheid 2007a, pp.<br />

116-118. Si veda, inoltre, ThesCRA, V, s.v. Sodales Titii, Sodales Augustales (Claudiales), Flaviales (Titiales),<br />

Hadrianales, Antoniniani (Veriani Marciani), pp. 93-95 (S. Estienne).<br />

1225 Si tratta, infatti di iscrizioni funerarie, che per ovvie ragioni devono essere successive all’introduzione<br />

del collegio.<br />

1226 Su questo periodo storico, cfr. Sartori 1981, pp. 129-133. Sulla presenza di Augusto in Italia<br />

settentrionale, Bonini 1995, pp. 47-53. Da Patavium provengono, inoltre, due testimonianze scultoree di<br />

Augusto e Livia. Sulla discussa testa di Augusto, esito ‘provinciale’ di età claudia, Ghedini 1980, pp. 43-<br />

45, n. 15, Prosdocimi 1981, p. 279, Saletti 1982, pp. 573-574, Balty 1990, p. 617, Boschung 1993,<br />

pp. 168-169, Sena Chiesa 1995, p. 40, Bianco 1995a, pp. 113-121. Sul ritratto velato capite di Livia, in<br />

sembianze giovanili, appartenente alla seconda metà del I secolo a.C., Ghedini 1974-1975, cc. 362-371,<br />

Ghedini 1980, pp. 41-42, n. 14, Balty 1990, p. 617, Denti 1991a, pp. 132-133, Denti 1991b, pp. 181-<br />

182, 187, Sena Chiesa 1995, p. 37, Bianco 1995b, pp. 123-132. Per quanto riguarda la velatio capitis, la<br />

critica propende nel considerarla indicativa dello status di giovane sposa di Livia e non tanto della sua divinizzazione.<br />

Livia, infatti, fu divinizzata nel 42 d.C. e questo dato contrasterebbe con le fattezze giovanili del<br />

ritratto. L’opera potrebbe essere stata dedicata da Augusto negli anni successivi al 35 a.C., secondo quanto<br />

proposto da Francesca Ghedini e accolto da molti studiosi. Di diverso parere Mario Denti, che data il pezzo<br />

tra il 20 a.C. e il 10 a.C., sulla base di alcune osservazioni stilistiche, e avanza l’ipotesi che facesse parte di<br />

un ciclo statuario imperiale. Contra Saletti 1993, p. 378.<br />

1227 Cracco Ruggini 1973, p. 276, nt. 20.<br />

1228 zaccaria 2008b, pp. 222-223. I Lares sono attestati a Patavium da due documenti. Si tratta, nello<br />

specifico, di una iscrizione lapidea e di una laminetta bronzea. Il testo del primo documento è il seguente:

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