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101<br />

questioni di metodo<br />

l’altro non univocamente, come Minerva e che su queste vi sia grande incertezza circa<br />

l’inquadramento cronologico e la provenienza. Anche se a queste scarse attestazioni si<br />

volesse aggiungere il busto fittile, parte di una figura completa ammantata riferita a<br />

schemi medio italici 529 , una metopa fittile con bustino galeato e paludato 530 , un piede<br />

«coll’unghie della civetta» 531 e una testa in marmo greco pertinente ad un bassorilievo 532 ,<br />

non si può non tener conto che tali documenti non sono riferibili al santuario della<br />

Baratella 533 e restano di dubbia identificazione iconografica 534 . Nel I secolo a.C., inoltre,<br />

momento di compiuta romanizzazione, non esiste alcuna iscrizione a Minerva 535 e le<br />

dediche continuano a essere significativamente rivolte a Reitia 536 .<br />

L’assenza di testimonianze epigrafiche non darebbe, quindi, conferma di una sovrapposizione<br />

tra Reitia e Minerva 537 né, tanto meno, tra Pora e «Vesta/Bona Dea». Non si<br />

può pertanto escludere che al culto di Reitia si affiancò gradualmente e non si sostituì,<br />

secondo un meccanismo di identificatio, una divinità romana forse, ma non è dimostrabile,<br />

Minerva.<br />

Un’altra spiegazione è, tuttavia, possibile per la presenza di queste statuette. Il fatto<br />

che di sei esemplari, tre siano in argento (C, D e F) potrebbe suggerire che si tratti, in<br />

virtù del loro intrinseco valore, di anathemata di pregio per la divinità locale, così come<br />

proposto per Ercole. A prescindere, poi, dall’identità del soggetto, sembra rilevante che<br />

gli attributi alludano a prerogative e competenze proprie di Reitia, come ad esempio<br />

la regalità, indicata dal trono e dallo scettro. Si tratta dunque di immagini che potreb-<br />

529 Baggio Bernardoni 1992, pp. 321-322 fig. 237, Dämmer 2002a, p. 253, fig. 106, Maggiani<br />

2002, p. 85, Bonetto 2009a, p. 111.<br />

530 Pellegrini 1916, pp. 375-376, fig. 2, Baggio Bernardoni 2002, p. 279.<br />

531 Pellegrini 1916, pp. 375, 378, Mastrocinque 1992, p. 30, Buchi 1993, p. 148.<br />

532 Arte e civiltà 1964-1965, pp. 477-478, n. 684, tav. XXXIX, fig. 79, Mastrocinque 1987, p. 110,<br />

nt. 10, zerbinati 1982, p. 342, n. B 6, Strazzulla 1987a, p. 345, Mastrocinque 1991, p. 222, Buchi<br />

1993, p. 148.<br />

533 Il piede e la metopa fittile sono stati recuperati negli scavi in località Casale, rispettivamente nel<br />

1709 e nel 1914. Il piede fu trovato in associazione con un frammento scultoreo riferito a Giove, Pellegrini<br />

1916, p. 378. Sulle modalità di rinvenimento della metopa, cfr. Strazzulla 1987a, pp. 347-349. La<br />

statua fittile ammantata fu rinvenuta tra il 1880 e il 1890, Ghirardini 1888, p. 96. La testa in marmo, ora<br />

dispersa, è di ignota provenienza, Arte e civiltà 1964-1965, pp. 477-478.<br />

534 Il busto fittile è stato variamente interpretato come Reitia, come Vesta o come una devota; il piede<br />

forse è pertinente a Minerva. Il bustino su metopa fittile, originariamente ritenuto di Minerva, ora è interpretato<br />

come di Dioscuro, cfr. Strazzulla 1987a, p. 359, Baggio Bernardoni 2002, p. 279, fig. 120a.<br />

La testa in marmo, di età augustea, non ha alcun attributo riferibile a Minerva, Arte e civiltà 1964-1965,<br />

pp. 477-478.<br />

535 Cfr. Buchi 1993, p. 148 e l’aggiornamento epigrafico proposto da Bassignano 1997, pp. 11-376.<br />

536 Si veda, in proposito, la tavoletta alfabetica bilingue, datata al I secolo a.C., dedicata da Voltiomnos<br />

Kelags a Sainate Reitia, Akeo 2002, pp. 161-162, n. 4 (A. Marinetti), con bibliografia di riferimento.<br />

537 zenarolla 2008, p. 78.

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