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Risale all’inizio del Seicento l’opera di Lorenzo Pignoria dedicata alle origini di Padova:<br />

malgrado le considerazioni circa l’attendibilità della leggenda antenorea, lo studio<br />

si pone come prima revisione ed elaborazione critica di fonti storiche ed archeologiche.<br />

All’erudito si deve, nella fattispecie, l’intuizione che l’area di Santa Giustina fosse non<br />

tanto a destinazione cultuale quanto piuttosto funeraria 1173 . È solo, però, con gli studi di<br />

Giuseppe Furlanetto, che l’ipotesi di Pignoria, per lo più ignorata 1174 , fu ripresa in considerazione:<br />

«Né tantomeno può valutarsi l’antica credenza, che là dove ergesi maestosa<br />

la basilica di S. Giustina fosse fabbricao il tempio della Concordia pel solo motivo che ivi<br />

trovossi la lapida sepolcrale di un Tito Livio, falsamente creduto lo storico, il quale porta<br />

il titolo di concordiale […]; ed in oltre sapendosi che in antico […] doveva collocarsi il<br />

cimitero in luogo alquanto lontano dall’abitato, ne consegue per necessità che in quel<br />

luogo non poteva essersi eretto quel tempio» 1175 , o ancora, «nel sito, in cui ora ammirasi<br />

la basilica di S. Giustina, non poteva essere fabbricato il tempio della Concordia» 1176 .<br />

Dello stesso avviso anche Luigi Busato: «con erronea interpretazione de’ titoli scoperti vi<br />

si faceva sorgere il tempio della Concordia» 1177 .<br />

La conferma inequivocabile dell’antica presenza di un sepolcreto fu possibile grazie<br />

all’intensificarsi, tra XVIII e XIX secolo, dei ritrovamenti epigrafici ed archeologici di carattere<br />

funerario e, soprattutto, grazie ad una serie di sondaggi condotti tra il 1944 e il<br />

1953 dietro l’abside dell’oratorio di San Prosdocimo, all’interno del complesso basilicale,<br />

che portarono al rinvenimento di una serie di sepolture ad incinerazione ed inumazione.<br />

L’evidenza archeologica non è stata, tuttavia, da tutti ritenuta sufficiente per invalidare<br />

la teoria dell’esistenza di un’area cultuale dedicata a Concordia. Secondo Giulio<br />

Bresciani Alvarez, per esempio, «reperti archeologici […] ci permettono di datare già<br />

nella Patavium romana […] alcuni insediamenti architettonici nell’area […] occupata<br />

poi dall’attuale monastero di S. Giustina. Forse lì sorgeva un tempio dedicato a Concordia<br />

ove vennero poi innalzati […] alcuni sepolcreti, nelle adiacenze di un teatro. Successivamente<br />

lì sorse un cimitero cristiano» 1178 . Bresciani credeva, inoltre, che l’iscrizione<br />

leggibile sullo specchio anteriore dell’arca di Santa Giustina - [titulo Concordie basilica<br />

Iustine fuit dicat]a – costituisse «uno dei più antichi riferimenti al tempio di Concordia,<br />

che sorgeva nell’area dell’attuale basilica» 1179 .<br />

1173 Pignoria 1625, p. 60. L’area della basilica di Santa Giustina fu, inoltre, ritenuta possibile sede di<br />

un tempio a Diana, zampieri 2003, pp. 39-41.<br />

1174 Si vedano, per esempio, Orsato 1652, p. 28, Cavacio 1696, pp. 11, 220.<br />

1175 Furlanetto 1842, p. 25.<br />

1176 Furlanetto 1847, p. XXX.<br />

1177 Busato 1887, p. 29.<br />

1178 Bresciani Alvarez 1970, p. 69.<br />

1179 Bresciani Alvarez 1970, p. 74. Il testo costituisce una aggiunta epigrafica posteriore al XII secolo,<br />

cfr. Billanovich 1969, p. 284.<br />

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