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Aquileiesi 1608 come conferma la successiva dedica rivolta da Diocleziano e Massimiano 1609 .<br />

Non si può, tuttavia, escludere che il conferimento di una dimensione pubblica al<br />

culto di Belenus possa essere più antico 1610 .<br />

Un momento cruciale della storia di Aquileia è senza dubbio rappresentato dall’invasione<br />

di Quadi e Marcomanni. Secondo la testimonianza di Ammiano Marcellino i Germani<br />

invasero l’Italia nord-orientale, distruggendo Opitergium e attaccando Aquileia 1611 .<br />

Non è noto dalle fonti se l’assedio abbia arrecato gravi danni alla città; in ogni caso è<br />

probabile che negli anni successivi il complesso forense sia stato oggetto di un’opera di<br />

rinnovamento monumentale, ideologicamente connessa alle campagne militari contro<br />

Quadi e Marcomanni.<br />

La tradizionale datazione all’età severiana dei materiali architettonici superstiti del<br />

portico orientale del foro (capitelli, blocchi con teste di Iuppiter Ammon e Medusa, rilievi<br />

con ghirlande) è stata confutata da Paolo Casari, che sulla base di un’analisi stilistica<br />

ne ha proposto un inquadramento alla tarda età antonina 1612 . Il rifacimento dell’apparato<br />

decorativo del foro si accompagna significativamente alla riproposizione dei motivi di<br />

Iuppiter Ammon e Medusa, simboli della conquista ecumenica da Oriente a Occidente,<br />

secondo un modello che trae origine nel Foro di Augusto a Roma 1613 . La presenza di tali<br />

soggetti nel foro di Aquileia sembrerebbe ribadire con forza la dimensione ecumenica del<br />

potere di Roma in seguito alla grave minaccia delle guerre marcomanniche 1614 . In effetti,<br />

le fonti sottolineano la preoccupazione suscitata dalla calata delle popolazioni germaniche,<br />

che dopo quasi due secoli dall’instaurazione della pax augusta erano riuscite a<br />

dilagare nell’Italia nord-orientale 1615 ; nell’immaginario collettivo romano, il tantus timor<br />

suscitato dall’invasione dei Marcomanni poteva ben essere associato al metus Gallicus,<br />

che era stato definitivamente esorcizzato solo dopo la vittoria sui Cimbri e sui Teutoni.<br />

Non va sottovalutato, inoltre, il fatto che l’attacco si accompagnò allo scoppio di una<br />

tremenda epidemia di peste 1616 .<br />

1608 InscrAq 151.<br />

1609 CIL V, 732, InscrAq 127. Si veda il commento proposto da zaccaria 2005, pp. 102, 106-114,<br />

zaccaria 2008a, p. 393.<br />

1610 Fontana 1997a, p. 161.<br />

1611 Amm. 29.6.1. Si veda anche Luc. Alex. 48, D.C. 71.3.2, che però non accenna nello specifico ad<br />

Aquileia. zaccaria 2002a, pp. 75-79.<br />

1612 Casari 2004, pp. 45-77, con ampia bibliografia precedente.<br />

1613 Casari 2004, pp. 13-28.<br />

1614 Casari 2004, pp. 148-156. Si veda anche zaccaria 2002a, p. 79.<br />

1615 Hist. Aug. Marc. 12, 13-13, 2.<br />

1616 Da ultimo, Buora 2002b, pp. 93-97. La peste, scoppiata nell’inverno del 168-169 d.C., fu talmente<br />

violenta che i cadaveri venivano trasportati verso i luoghi di sepoltura «a carrettate», cfr. Hist. Aug.<br />

Ver. 8.1. Non ricollegabile con certezza all’epidemia è la presenza ad Aquileia, nello stesso anno, del famoso<br />

medico Galeno di Pergamo, che proprio in seguito allo scoppio della peste fu incaricato da Marco Aurelio<br />

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