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4.2 Il culto di Neptunus a Patavium<br />

119<br />

questioni di metodo<br />

Una delle divinità meno note nell’Italia settentrionale è forse Neptunus, di cui sono<br />

conosciute poco meno di una ventina di dediche 626 , una delle quali rinvenuta ad Ardoneghe<br />

di Brugine, nella zona sud-orientale del territorio di pertinenza patavina 627 .<br />

Si tratta di un’arula in calcare, accuratamente lavorata, con fastigio piatto, sul quale si<br />

conserva solo uno dei due pulvini, liscio e dotato di uno stretto balteo centrale. La parte<br />

superiore presenta una serie di modanature. Il fusto, parallelepipedo, reca sulla fronte la<br />

rappresentazione, a bassorilievo, di un recipiente con corpo ovoidale e anse orizzontali,<br />

identificabile con uno skyphos. Sul fianco sinistro è visibile l’immagine di un attingitoio<br />

con manico verticale a terminazione ricurva, interpretabile come un simpulum. Sulla<br />

fronte è leggibile la dedica rivolta da T(itus) Cassius a Neptuno per il compimento di<br />

un voto 628 .<br />

Diversi elementi hanno permesso di datare il pezzo al I secolo d.C. 629 : benché, dunque,<br />

non sia riferibile ad un orizzonte di romanizzazione, se ne rende necessaria una breve<br />

analisi per il fatto che Neptunus, ricordato in quest’unica iscrizione patavina, è stato<br />

considerato esito di assimilazione con una divinità epicorica legata all’acqua 630 .<br />

La proposta era già presente negli studi della fine dell’Ottocento: le ricerche di Alfred von<br />

Domaszewki, Georg Wissowa, Jules Toutain e Stefan Weinstock avevano indotto a constatare<br />

come nelle attestazioni epigrafiche, in netto contrasto con quanto perlopiù tramandato<br />

dalle fonti letterarie, Neptunus apparisse prevalentemente quale divinità tutelare delle acque<br />

626 Regio VIII, Aemilia: CIL XI, 126 (Ravenna); CIL XI, 6824 (ager Bononiensis). Regio IX, Liguria:<br />

CIL V, 7457 (ager Hastensis). Regio X, Venetia et Histria: CIL V, 328 (Parentium); InscrAq 326 (Aquileia);<br />

InscrAq 327 (Aquileia); Bassignano 1997, p. 151, n. 6 (Ateste); Buchi 1984, pp. 69-70 (Atria); InscrIt<br />

XIII, 2, 40 (ager inter Mantuam et Veronam); CIL V, 4285 (Brixia); CIL V, 4874 (ager Brixiae adtributus);<br />

CIL V, 4286 (ager Brixianus); Garzetti 1991, pp. 221-222, n. 23 (ager Brixianus). Regio XI, Transpadana:<br />

CIL V, 5098 (ager Bergomas); CIL V, 5258 (Comum); CIL V, 5279 (ager Comensis); CIL V, 6565 (ager Novariensis).<br />

Alpes maritimae: CIL V, 7850 (Pedona). Su queste iscrizioni, cfr. Arnaldi 1997, pp. 146-193,<br />

con ulteriore bibliografia.<br />

627 Rinaldi 1966, pp. 101-105, AE 1967, 118, FA 1968, 4808, Buchi 1984, p. 70, Pesavento Mattioli<br />

1984, p. 84, Bonomi 1987, p. 209, Arnaldi 1997, pp. 165-166, n. 28, fig. 21, Bonomi 2008, pp.<br />

65-66.<br />

628 L’iscrizione è conservata presso la Soprintendenza Archeologica del Veneto, nella sede di Padova. N.<br />

inv. 74727. Dimensioni: 75,5 x 39,5 x 30,3; alt. lett. 2,8-5,2 (T longa: max 6,2). Mancano lo spigolo superiore<br />

sinistro e quello inferiore destro. Il fianco destro è lacunoso. Il testo recita: T(itus) Cassius / Neptuno /<br />

v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito).<br />

629 Arnaldi 1997, p. 166, Bonomi 2008, p. 66. Tra gli elementi che contribuiscono ad una datazione<br />

al I secolo d.C. sono stati indicati i segni di interpunzione triangolari, la T montante, la mancata indicazione<br />

del cognomen del dedicante. Per una datazione più alta, tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C.,<br />

Bassignano 1981, p. 214.<br />

630 Cfr. Bassignano 1981, p. 214, Bassignano 1987, p. 325.

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