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117<br />

questioni di metodo<br />

cipale dei ‘depositi di obliterazione’ o ‘di espiazione’ è la fossilizzazione sacrale, cioè la volontà<br />

«di non più usare qualsivoglia oggetto già legato alla divinità e che mantiene la sua<br />

originaria valenza» 620 . A Pyrgi, per esempio, nella prima metà del III secolo a.C. furono<br />

gettate nel pozzo adiacente all’altare dell’area C lo scheletro intero di un porcellino con<br />

altri resti di animali domestici e selvatici: l’atto rituale si svolse a chiusura dell’area sacra.<br />

Analogamente a Tarquinia, si registra il caso di un bothros rivestito con argilla e sigillato<br />

con una lastra lapidea, contenente residui di combustione e resti ossei di un maialino.<br />

Sempre a Pyrgi, significativo il caso della colmata effettuata nel IV secolo a.C., effettuata<br />

nel settore nord, in occasione della sistemazione del piazzale. Giovannni Colonna descrive<br />

il deposito come «ricco di cocci, di legni carbonizzati, di ossi di animali, di piccoli<br />

vasi più o meno interi, aes rude, armi di ferro» 621 .<br />

La pertinenza del deposito di Asolo a questo gruppo potrebbe suggerire che la cerimonia<br />

di ‘obliterazione-espiazione’ fu compiuta in occasione dell’intervento di ristrutturazione<br />

della terrazza superiore con lo spianamento delle strutture preesistenti, forse<br />

proprio a carattere sacro, e l’edificazione dell’area forense con la porticus.<br />

Un’altra interpretazione, tuttavia, è possibile.<br />

La morfologia del ‘contenitore’ è di ambigua interpretazione e compatibile con quelle<br />

ricorrenti in altri gruppi tipologici proposti da Bonghi Jovino così, se effettivamente<br />

si confermasse l’ipotesi che dall’analisi sia possibile cogliere rituali e forme di religiosità,<br />

si potrebbero presupporre per il deposito di Acelum diverse funzioni come, ad esempio,<br />

quella di propiziazione o di celebrazione. Mi sembra, tuttavia, proponibile, sulla base<br />

delle osservazioni avanzate, che il deposito rifletta un rituale di ‘fondazione’. I riti di<br />

fondazione prevedevano la deposizione votiva esclusiva sotto o all’interno di strutture<br />

murarie (nel caso di Acelum il deposito si trova, in effetti, sigillato da un piano pavimentale<br />

in battuto) e aveva lo scopo di porre l’edificio oppure una parte specifica dell’edificio<br />

stesso sotto la protezione della divinità.<br />

Un confronto utile per la lettura interpretativa del contesto asolano, credo possa<br />

essere il deposito di fondazione rinvenuto ad Oderzo, presso l’area forense 622 . Nelle sequenze<br />

stratigrafiche sottostanti le fondazioni della piazza augustea, sono state messe in<br />

luce strutture di fondazione dei perimetrali di un preesistente foro datato tra il II e il<br />

I secolo a.C. A ridosso del limite sud-occidentale della prima area forense, negli strati<br />

sottostanti il portico e le strutture del foro augusteo, sono stati individuati i resti di un<br />

ampio edificio inquadrabile nella seconda metà del II secolo a.C., quindi in fase o precedente<br />

la costruzione del foro tardo-repubblicano. Al di sotto del piano pavimentale e<br />

620 Bonghi Jovino 2005, p. 43.<br />

621 Colonna 1991-1992, p. 81.<br />

622 Tirelli 2004a, pp. 454-455, Tirelli 2004b, pp. 854-858.

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