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105<br />

questioni di metodo<br />

Un altro caso noto in letteratura e significativo nella prospettiva di questo discorso è<br />

quello della statua fittile recuperata a Cremona in via Plasio, in situazione di reimpiego 558 .<br />

Della scultura furono rinvenuti diversi frammenti pertinenti ad un volto giovane e al<br />

busto di una figura maschile a torso nudo con mantello appoggiato sulla spalla sinistra.<br />

Il pezzo è stato collocato nella prima parte del II secolo a.C., soprattutto sulla base di<br />

considerazioni di carattere stilistico 559 , confortate dalla possibilità di avvicinare la realizzazione<br />

dell’edificio cui la scultura era pertinente ad una fase storica significativa.<br />

Diverse ipotesi sono state avanzate circa la pertinenza dei pezzi fittili ad una o più<br />

statue, in merito alla collocazione originaria 560 , nonché sul soggetto. Secondo Maria<br />

Bonghi Jovino i frammenti non raffigurano uno specifico personaggio 561 ma si rifanno<br />

a prototipi iconografici molto diffusi, dipendenti dalla ritrattistica di Alessandro Magno<br />

e dei diadochi. Attraverso opere siffatte, committenti di altissimo livello, presenti<br />

a Cremona negli anni del supplementum, potevano affermare le proprie istanze civili o<br />

religiose ed il proprio potere politico.<br />

Si deve, invece, a Federica Fontana una lettura del soggetto come variante dell’Apollo<br />

Liceo 562 , sia per il volto fortemente idealizzato, sia per il particolare della clamide che<br />

risale sulla spalla sinistra, caratterizzante per tale modello.<br />

La presenza, in una colonia minacciata sia dal metus punicus sia dal metus gallicus, di<br />

una scultura apollinea sarebbe in sintonia con le testimonianze relative ai primi culti presenti<br />

nelle colonie dell’Italia settentrionale, come Luna, Aquileia, Placentia, Pisaurum,<br />

Arimininum, dove il dio assume caratteristiche specificamente anti-galliche.<br />

Trumusiati (nn. 43, 46, 49), in uno ad Apollo (n. 52); le altre due iscrizioni conservano solo il nome del<br />

dedicante (n. 45) e parte della formula votiva (n. 63).<br />

558 Scarfì 1976, pp. 7-18, Scarfì 1985, pp. 99-102, Sena Chiesa 1989, p. 328, Denti 1991a, pp.<br />

20-21, Rebecchi 1991, pp. 153-157, Torelli 1993, p. 272, Bonghi Jovino 1994, pp. 25-40, Fontana<br />

1994, p. 183, Grassi 1995, pp. 27-28, Rebecchi 1998, p. 193, Fontana 1996, p. 237, fig. 8, Fontana<br />

1997a, pp. 252-253, Volonté 1998, p. 412, Volonté 2003, p. 147, Fontana 2006, pp. 318-319, Cadario<br />

2008, pp. 169-170, Volonté 2008, pp. 177-180, Volonté 2009, 149-152.<br />

559 Denti 1991a, p. 187, Torelli 1993, p. 272, Rebecchi 1998, p. 193. Scarfì 1985, pp. 105-106,<br />

figg. 11-14, propone una datazione agli ultimi decenni del secolo sulla base del confronto con le statue del<br />

frontone C di Luna, in particolare con la cosiddetta Giunone.<br />

560 In Scarfì 1985, p. 104, la prima proposta di una pertinenza ad un frontone templare. Bonghi<br />

Jovino 1994, pp. 27-29, invece, suppose che il manufatto costituisse parte di una statua a tutto tondo in<br />

base allo stato estremamente curato della parte posteriore. Si trattava, quindi, o di un ex voto disposto in<br />

un santuario, o di una scultura di tipo eroico collocabile nel Foro o in altra sede civile. Secondo Volonté<br />

2009, pp. 149-152, alla quale si deve l’edizione più recente, l’ottima lavorazione del retro potrebbe essere<br />

spiegata nell’ottica di una generale alta qualità del pezzo; l’atteggiamento del volto inclinato verso il basso<br />

suggerirebbe, inoltre, una visione dal basso e quindi una collocazione nella parte alta di un edificio.<br />

561 Non propongono un’identificazione precisa neppure Scarfì 1985, pp. 101-107 e Denti 1991a,<br />

pp. 20-21.<br />

562 Fontana 1994, p. 183, Fontana 1996, p. 237, Fontana 1997a, pp. 252-253, Fontana 2006, pp. 318-319.

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