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che attestano una effettiva promiscuità culturale, tanto che, in alcuni casi, è difficile stabilire<br />

se si tratti di romani o Italici «cisalpinizzati» 85 , o, invece, di indigeni romanizzati 86 .<br />

La più antica epigrafe latina di Altinum, se non, con molta probabilità, della Venetia,<br />

collocabile tra la fine del II secolo a.C. e l’inizio del I secolo a.C., è la stele di T(itus)<br />

Pobl(icius), pertinente ad un recinto funerario che prospettava sulla via Annia 87 . L’iscrizione<br />

presenta molteplici aspetti legati all’integrazione. Singolare, innanzitutto, la sua<br />

ubicazione all’interno della necropoli protostorica di Altino, segnale dell’inserimento 88<br />

(o condizione di privilegio? 89 ) di Poblicius all’interno della comunità. L’estensione del<br />

recinto è espressa in pedes, con formula i(n fronte) e r(etro), secondo l’uso romano: l’adozione<br />

delle nuove unità di misura, contestualmente all’introduzione di nuovi rituali (ad<br />

esempio, il cosiddetto obolo di Caronte) e nuove tipologie monumentali (come i recinti<br />

funerari), attestano «l’intrusione di una nuova mentalità» già prima del conferimento<br />

della latinitas 90 . La scrittura, infine, è in alfabeto e lingua latina ma con andamento retrogrado,<br />

caso raro non solo per la Transpadana.<br />

Tra i testi in lingua latina che subiscono una ‘venetizzazione’ grafica, si possono poi<br />

ricordare, a titolo esemplificativo, il cippo di Galzignano e il cippo A di Teolo, datati<br />

non oltre gli inizi del I secolo a.C., che presentano iscrizione incisa longitudinalmente 91 .<br />

Di estremo interesse è, inoltre, il deposito rituale individuato negli strati sottostanti<br />

il cavedio della porta-approdo di Altinum 92 : oltre a reperti di chiaro carattere sacro, il<br />

contesto ha restituito numerosi frammenti ceramici, pertinenti, con ogni probabilità, a<br />

forme vascolari da libagione, iscritti in lingua venetica, latina e greca. Ad una cerimonia<br />

di fondazione di fondamentale importanza parteciparono, dunque, coralmente tutte le<br />

componenti di una comunità che, nella prima metà del I secolo a.C., si connotava come<br />

‘multietnica’.<br />

Ancora un esempio da Altinum. Tra IV e III secolo a.C., è documentata una presenza<br />

femminile veneta di alto rango, quella di Ostiala, mentre in età repubblicana è attestata<br />

una Hostilia T(iti) f(ilia). Sebbene, come è stato detto, Hostilia non possa essere, a rigore,<br />

85 L’espressione è di Bandelli 1998c, p. 157. Capuis 2009, p. 179 parla, similmente, di una «venetizzazione<br />

dei Romani» e zaccaria 2009b, p. 92 di «Romani istricizzati».<br />

86 Si vedano, in proposito, le osservazioni proposte da Bandelli 2004b, p. 27 e Buonopane, Cresci<br />

Marrone 2008, p. 71.<br />

87 Il testo è il seguente: T(itus) Pobl(icius) / P(ubli) f(ilius) vel l(ibertus) [-p(edes)] XV / r(etro) [p(edes)<br />

X]XX. Cresci Marrone 1999, pp. 125-126, figg. 15-16, Cresci Marrone 2000b, cc. 128-133, Tirelli<br />

2000b, p. 97, fig. 3, Tirelli 2001a, pp. 243-245, Akeo 2002, p. 212, n. 36 (M. Tirelli, G. Cresci), Bandelli<br />

2004d, p. 81, Capuis 2009, p. 192, Cresci Marrone 2009b, p. 214.<br />

88 Cresci Marrone 1999, p. 126.<br />

89 Bandelli 2004d, p. 81.<br />

90 Cresci Marrone 1999, p. 125.<br />

91 Cresci Marrone 2004, p. 31, fig. 1, a-b.<br />

92 Tirelli 1999, pp. 16-17, Cipriano et alii 1999, pp. 40-52, Antonetti 1999, pp. 67-73.<br />

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