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109<br />

questioni di metodo<br />

una coppa in ceramica grigia capovolta, all’interno della quale si concentravano alcune<br />

uova e quattro dracme venetiche; lo strato successivo era composto da ossi, frammenti<br />

fittili e frustuli carboniosi delimitati da ciottoli con segni di piroclastismo; il livello di<br />

sigillo, che oblitera il deposito, presenta rari resti ossei, frustuli carboniosi e ceramica<br />

frammentaria.<br />

I fittili 578 sono stati rinvenuti in frammenti di media pezzatura, nella maggior parte<br />

dei casi non ricomponibili; l’unica eccezione è costituita dalla coppa in ceramica grigia<br />

deposta capovolta a ‘protezione’ delle uova e delle monete. Il recipiente appartiene ad un<br />

tipo diffuso dalla fine del IV secolo a.C. fino alla piena romanizzazione. L’inquadramento<br />

cronologico dei restanti fittili sarebbe stato piuttosto generico, ovvero entro un «orizzonte<br />

della cultura materiale veneta nell’epoca della romanizzazione», se non fossero<br />

state rinvenute delle monete in associazione.<br />

Come osservato dagli editori del contesto, infatti, solo i dati emersi dallo studio delle<br />

monete 579 hanno permesso di circoscrivere la datazione del complesso ceramico tra la<br />

metà II secolo a.C. e il I secolo a.C. Nella fattispecie, le dracme sono state attribuite ad<br />

una emissione di imitazione massaliota, tipi 8B, 8C, 8E di Pautasso, datata tra il 150 e<br />

il 115 a.C. La loro deposizione, avvenuta dopo un certo periodo di circolazione, come<br />

dimostrerebbe lo stato piuttosto consunto della superficie, risalirebbe ai primi anni del<br />

I secolo a.C.<br />

Interessanti dati per un’interpretazione del deposito derivano dall’analisi dei resti<br />

faunistici 580 . I frammenti ossei sono piuttosto numerosi (millequattro unità) ma circa<br />

l’84% è indeterminabile a causa delle minute dimensioni. Nel complesso risultano<br />

preponderanti i reperti osteologici riferibili a suini (centotrenta unità) rispetto agli ovicaprini<br />

(nove unità) e ai bovini (sei unità). Presenti, in misura minore, elementi attribuibili<br />

ad altre specie animali, tra cui canidi, pesci, cervidi, etc. Lo studio ha dimostrato,<br />

inoltre, che fu operata una selezione degli animali per età: i maiali sarebbero, infatti,<br />

rappresentati da dieci individui, di cui sei non superavano l’anno; i tre ovini risultavano<br />

complessivamente giovani; i due buoi erano di età superiore ai due anni.<br />

Eccezionale la presenza, tra il materiale faunistico, di metapondiali e falangi di maiale<br />

recanti graffiti in venetico, del tipo settentrionale 581 . I documenti, a detta degli editori,<br />

presenterebbero alcune anomalie sia per quanto riguarda il supporto, estraneo alla cultura<br />

veneta, sia per i testi che non riflettono moduli tipici delle iscrizioni venetiche 582 .<br />

578 Gambacurta 2000c, pp. 45-50, Gambacurta 2005, pp. 492-495.<br />

579 Gambacurta 2000c, p. 50, Gorini 2000, pp. 56-58, Gambacurta 2005, p. 495.<br />

580 Tagliacozzo 2000, pp. 50-53, Gambacurta 2005, pp. 495-496.<br />

581 Marinetti 2000, pp. 53-56, Gambacurta 2005, p. 496, Akeo 2002, pp. 235-238, n. 58 (G. Gambacurta,<br />

A. Marinetti), Marinetti 2008b, pp. 158-160, 165-167.<br />

582 I testi sarebbero la prima attestazione in lingua venetica ad Asolo: (1) matro.n.kvo s’ /ni o.a.to (2) tr.a.- v / e

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