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La questione della continuità o non-continuità, del resto, è applicabile non solo ai<br />

culti ma anche ai luoghi di culto 216 . Secondo un’opinione piuttosto diffusa, infatti, molti<br />

santuari o chiese cristiane si innesterebbero su aree sacre preesistenti 217 .<br />

Una continuità è stata presupposta, per esempio, per il santuario del Colle Castelir, a Villa<br />

di Villa. Nei pressi del Colle Castelir, sulla cui sommità è stata accertata la presenza di un<br />

antico luogo di culto 218 , sorge una chiesa consacrata alla Madonna del Carmine, frequentata<br />

a scopo salutifero 219 . Ammesso che di continuità si possa trattare, non si può trascurare il fatto<br />

che l’analisi dei votivi veneti ha suggerito che la divinità venerata fosse connessa alla sfera<br />

maschile, all’allevamento e all’agricoltura, con un aspetto guerriero legato alla protezione dei<br />

campi coltivati e del bestiame, mentre solo marginale sembra essere stato l’aspetto salutare 220 .<br />

Il disco bronzeo con Dioniso-Bacco, inoltre, ritrovato a Monte Calvario sarebbe connesso,<br />

secondo Giovanna Gangemi, ad un destino di morte e rinascita. Il culto misterico<br />

rielaborerebbe credenze religiose precedenti a carattere ctonio e vegetativo e perdurerebbe,<br />

con il Cristianesimo, attraverso il simbolo della croce tutt’oggi posta sul Monte 221 .<br />

Sul Monte San Martino, in prossimità del santuario romano, è stata dedicata una<br />

chiesa per la quale si è pensato ad una funzione esaugurale, dal momento che tale dinamica<br />

di sostituzione del culto cristiano a quelli pagani durante l’età tardo-antica e<br />

medievali è testimoniata dalle fonti letterarie ed archeologiche per altri siti 222 .<br />

In molti casi, dunque, più che una ‘continuità rituale’ sarebbe più appropriato affermare<br />

l’esistenza di una sorta di ‘memoria collettiva’ del ‘valore comunitario’ di un<br />

determinato luogo 223 .<br />

216 Di recente è stato ribadito che «le aree di culto non sorgono ex-abrupto ma perpetuano spesso forme<br />

di religiosità già preesistente», Rossignoli 2004, p. 212.<br />

217 Questo, per esempio, si è proposto per gli Isei e Serapei, sui quali sarebbero sorte chiese dedicate al<br />

culto mariano o al martire Stefano, cfr., per esempio, Rigato 2008, p. 237 che sostiene una «nota continuità<br />

cultuale fra Iside e S. Stefano». L’ipotesi è stata confutata da Fontana 2010, pp. 90-91.<br />

218 Sul sito cfr., in generale, Villa di Villa 1992, ed in particolare il contributo di Leonardi 1992a, pp.<br />

61-65. Capuis 1993, p. 257, Capuis 2002, pp. 245-246, Gambacurta 2002b, pp. 261-262, Capuis 2005,<br />

p. 511, Leonardi 2005, pp. 487-490, Leonardi, Boaro, Lotto 2008, pp. 123-138, Leonardi, Lotto,<br />

Boaro 2009, pp. 213-227. Il santuario di Villa di Villa, topograficamente vicino a quello di Monte Altare,<br />

potrebbe costituire una diversa occupazione stagionale dello stesso sito, Capuis 2002, p. 240. Elementi di<br />

affinità stilistica e tipologica che caratterizzano alcuni votivi (bronzetti, lamine a forma di giogo) di Villa di<br />

Villa e di Monte Altare troverebbero spiegazione proprio nella vicinanza dei due santuari e nel ricorso alle<br />

stesse officine produttive. Su Monte Altare, cfr. Gambacurta, Gorini 2005, pp. 105-231.<br />

219 Leonardi 2005, p. 489.<br />

220 Villa di Villa 1992, pp. 168-169.<br />

221 Gangemi 2009, p. 254.<br />

222 Per l’ipotesi cfr. Ciurletti 2002, p. 732, che sottolinea come l’area appare connotata da caratteri di<br />

sacralità dall’epoca preromana fino all’età moderna. Cfr. anche Ciurletti 2000, pp. 54-55.<br />

223 Scheid 2009, pp. 432-433. Un santuario, per esempio, può sorgere su un’area sepolcrale, come i<br />

templi di Iside e Magna Mater su un tumulo hallstattiano a Magonza, o viceversa, come le tombe del V<br />

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