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157<br />

verona e il suo territorio<br />

dosi sulle succinte indicazioni lasciate da Orti Manara 858 e su una più puntuale descrizione<br />

di Olindo Falsirol 859 , la studiosa è riuscita a rintracciare la posizione esatta<br />

dei resti e ad avviare, dalla primavera del 2007, una serie di campagne di scavo.<br />

Le ricerche di Orti Manara avevano permesso di mettere in luce un complesso così<br />

sommariamente descritto: «1. Gli avanzi d’un acquedotto scoperto, che passa tra il monte<br />

stesso e il tempio, della larghezza di un metro. 2. Un selciato di grossi marmi. 3. L’area<br />

del portico che circondava il tempio, a riserva del lato che guarda il monte. Il suolo era<br />

tutto a segmento bianco della larghezza di metri 3 cent. 10. 4. Un sedile di muro coperto<br />

da sottili lastre di marmo, largo cent. 43. 5. Una cameretta, che non potrei rilevare a<br />

quale uso avesse potuto servire, della larghezza di met. 1 cent. 70. 6. Parecchi avanzi del<br />

muro del tempio della grossezza di cent. 46. 7. Area del tempio con pavimento segmentato<br />

solidissimo bianco e rosso della lunghezza di met. 8 cent. 50. 8. Un piccolo avanzo<br />

d’intercolumnio murato di ordine dorico primitivo, che costituiva il portico del lato<br />

interno. Delle sue colonne non ne rinvenni nessuna di perfette, l’intercolumnio però era<br />

di quattro diametri. Il muro che chiudeva gl’intercolumnii era costituito in due modi.<br />

Dal piede della colonna sino al principio della scanalatura era fatto alla rinfusa, e dalla<br />

scanalatura in su col metodo reticolato» 860 .<br />

Uno dei più importati risultati delle nuove indagini archeologiche è stato il riconoscimento<br />

delle fasi precedenti il complesso augusteo descritto da Orti Manara 861 .<br />

Risalgono all’età del Ferro tracce di roghi, riconducibili alla tradizione dei cosiddetti<br />

Brandopferplätze attestati in diversi contesti votivi del comparto alpino centro orientale,<br />

ma anche in area veneta. La posa di altari di cenere è, infatti, documentata, tra IV e III<br />

secolo a.C., anche ad Ateste, nel santuario di Reitia 862 e in quello di Meggiaro 863 . Anche<br />

a San Pietro Montagnon, sulla riva occidentale del lago, dovevano essere accesi roghi<br />

votivi, come testimoniato dalla presenza, nel sedimento lacustre, di carboni e ceneri e di<br />

cinque cavallini combusti tra le offerte 864 . Accumuli di rogo associati a resti ossei di ovini<br />

858 Orti Manara 1836: «sul versante orientale del monte».<br />

859 Falsirol 1967, p. 27: «Il tempio in parola si trovava a sinistra di chi, scendendo dalla chiesa di S.<br />

Maria, si diriga a S. Rocco per la stradetta che percorre il versante meridionale e poi quello orientale, del<br />

monte. Precisamente sorgeva un poco addentro dove ora è la coara, spesso ridotta a cavedagna, che viene<br />

imboccata dalla processione quando questa, nel giorno della Madonna, gira attorno al monte stesso. Fu<br />

scavato nel 1836; e se ne misero in luce molti resti di cui alcuni come frammenti di colonna e di pavimento,<br />

erano visibili, sparsi al suolo, ancora nel 1929». La notizia fu considerata anche da Franzoni 1982, p. 145<br />

e Bassi 2003b, p. 67.<br />

860 Orti Manara 1836, p. 140.<br />

861 Per la descrizione del complesso cfr. L’Arena (4 settembre 2010), www.archeopd.beniculturali.it.<br />

862 Cfr. Dämmer 2009, pp. 206-207.<br />

863 Cfr. Ruta Serafini, Sainati 2005, p. 464.<br />

864 Cfr. San Pietro Montagnon 1986, p. 100.

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