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idotto, soprattutto se confrontato con quello di altre realtà venete 1296 , per trarne considerazioni<br />

di carattere generale.<br />

Valutazioni di carattere quantitativo o qualitativo sulla base di un campione esiguo e<br />

compromesso nella sua integrità non possono essere tratte. Il nucleo di oggetti rinvenuti<br />

ad Altichiero e i depositi votivi di San Pietro Montagnon, Este/Baratella e Lagole sarebbero<br />

accomunati da «tratti indubbiamente coincidenti» 1297 ma alla luce dell’effettiva<br />

consistenza documentaria può trattarsi di sole coincidenze.<br />

Non è, dunque, lecito attribuire al presunto luogo di culto le due uniche zanne di<br />

suino ritrovate nell’alveo del Brenta, solo perché, tra i resti faunistici del santuario di Reitia<br />

ad Este, Gherardo Gherardini aveva annoverato tre zanne di cinghiale 1298 . Altrettanto<br />

discutibile è riferire alle fibule il valore di ex-voto caratterizzante e considerarle affini alle<br />

vesti o ai tessuti offerti, in ambito greco, durante particolari cerimonie iniziatiche 1299 .<br />

Non sembra irrilevante il fatto che sia assente qualsiasi indicatore riferibile al sacro,<br />

sia in ambito protostorico, sia in ambito romano. Che i bronzetti figurati possano orientare,<br />

in modo univoco e sicuro, all’interpretazione del nucleo di oggetti come deposito<br />

votivo, «dal momento che tali statuette, nel Veneto, sono state rinvenute esclusivamente<br />

in luoghi di culto» 1300 , non sembra così certo. Di molti esemplari dei cosiddetti ‘guerrieri<br />

in assalto’ presenti nelle collezioni venete si ignora, infatti, la provenienza 1301 , e almeno<br />

un bronzetto, del tutto simile a quelli rinvenuti ad Altichiero, proviene, con molta probabilità,<br />

dal sepolcreto di via Loredan a Padova 1302 . Se poi si allarga il confronto ad altri<br />

tipi iconografici, la destinazione votiva non è esclusiva: un esempio per tutti credo possa<br />

essere la cosiddetta ‘divinità’ femminile, datata tra il V e il IV secolo a.C., rinvenuta<br />

anch’essa in via Loredan 1303 . Anche l’interpretazione ‘votiva’ della punta di lancia depo-<br />

recente dei materiali essi risultano così distribuiti: dieci bronzetti schematici, cinquatatre fibule, quattro spilloni,<br />

un pendaglio, un orecchino, un’armilla, sei borchie, una cuspide di lancia, due asce, una situla, due manici<br />

di contenitore, due catenelle, tre pelte, tre fusaiole, cinque aghi da cucito, quattro ami, una roncola, trentasei<br />

anelli, un peso da telaio, un tarallo, un frammento di dolio, un frammento di tazza carenata, due frammenti<br />

ossei, un aes rude, sessantuno monete, zaghetto, zambotto 2005, pp. 53-90.<br />

1296 Come ad esempio quello di San Pietro Montagnon, il cui numero ingente di reperti (molte migliaia),<br />

non è stato ancora valutato con esattezza (Dämmer 2002b, pp. 301-302) o quello di Lagole di Calalzo,<br />

seicentocinquantacinque reperti (Gambacurta 2001, pp. 391-399)<br />

1297 zaghetto 2005, p. 92. Si veda anche zaghetto 1992f, pp. 169-173.<br />

1298 zaghetto, zambotto 2005, p. 78. Cfr. Ghirardini 1888, p. 173, nt. 2.<br />

1299 zaghetto 2005, p. 98.<br />

1300 zaghetto, zambotto 2005, p. 51. Ma così già Leonardi 1992c, p. 163, Leonardi 1993d, p. 140.<br />

1301 Cfr. per esempio gli esemplari del Museo di Torcello, privi di indicazioni circa la provenienza o<br />

genericamente riferiti «all’agro altinate», Tombolani 1981f, p. 50, n. 26, p. 51, n. 27, p. 52, n. 28, p. 53,<br />

n. 29, p. 54, n. 30, p. 55, n. 31, p. 56, n. 32, p. 57, n. 33. Così anche di ignota provenienza sono alcune<br />

statuine conservate presso il Museo Civico di Padova, cfr. zampieri 1986, p. 117, n. 51, p. 118, n. 52.<br />

1302 zampieri 1986, pp. 112-115, fig. f.<br />

1303 zampieri 1986, pp. 144-145.<br />

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