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patavium e il suo territorio<br />

Gli oggetti recuperati ammontano a circa un migliaio, raggruppabili in quattro insiemi<br />

distinti: ceramiche attribuibili al Bronzo medio e tardo; manufatti bronzei riferibili<br />

all’età del Ferro e all’epoca romana; strumenti e armi di età alto e basso medievale;<br />

ceramiche rinascimentali. È plausibile, secondo gli editori del contesto, che tali oggetti<br />

costituissero, in origine, un complesso unitario presso la sponda esterna del Brenta e che<br />

furono erosi, già in antico, dall’azione dell’acqua 1278 .<br />

L’occupazione dell’area sarebbe articolata in quattro fasi: la prima frequentazione, testimoniata<br />

esclusivamente da quattro frammenti di ceramica recuperati nel letto del fiume,<br />

si pone tra il XVII e il XII secolo a.C.; segue un momento di transizione (1100-900<br />

a.C.), a cui sarebbe riferibile solo una punta di lancia in bronzo, considerata elemento<br />

decisivo per individuare una vocazione cultuale del sito. Essa, a detta degli editori, sarebbe<br />

stata gettata direttamente nell’acqua fluviale, secondo un rituale di sprofondamento<br />

ben noto in molte località, fra la fine dell’età del Bronzo e gli inizi dell’età del Ferro. Una<br />

fibula ad arco ribassato e due spilloni a globetti, datati tra la seconda metà del VIII secolo<br />

a.C. e il VI secolo a.C., costituirebbero i primi indizi di un vero e proprio luogo di culto<br />

‘riconosciuto’, forse un lucus. L’ultima fase, corrispondente al periodo di attività del santuario,<br />

con deposizione di fibule e reperti numismatici quali ex voto, si collocherebbe tra<br />

la seconda età del Ferro e la fine dell’età romana, ovvero tra il 525 a.C. e il 400 d.C. 1279 .<br />

L’interpretazione del contesto come un santuario si fonda, innanzitutto, sulla presunta<br />

unitarietà del contesto desunta da considerazioni relative allo stato di conservazione e distribuzione<br />

dei materiali. Il complesso si presenterebbe, inoltre, estremamente selettivo, in<br />

quanto composto da fibule e monete, deposte ininterrottamente dalla fine VI secolo a.C. al<br />

IV secolo d.C., e quasi privo di resti ceramici coevi 1280 . Elemento probante sarebbe, da ultimo,<br />

la presenza di dieci bronzetti schematici di guerrieri in assalto. «Una tale selezione (quasi<br />

pura) di bronzi» non ricorrerebbe, secondo gli editori, in situazioni d’abitato o di necropoli,<br />

mentre la «lunga durata attestata dai materiali – nei quali è da vedersi un complesso ‘unitario’<br />

- e soprattutto la cronologia», non sarebbero, inoltre, caratteristiche compatibili con quelle<br />

di un ripostiglio non sacro o ad un deposito di fonderia. La composizione del deposito, la<br />

tipologia e la frequenza di certe classi di materiali sarebbero, invece, tipici di un luogo di<br />

culto, dove, per esempio, metalli e ceramiche potevano essere destinati ad aree distinte 1281.<br />

1278 Leonardi 1992b, pp. 148-157, zaghetto, zambotto 2005, pp. 45-47, 51.<br />

1279 Cfr. zaghetto, zambotto 2005, pp. 48-49.<br />

1280 La ceramica è rappresentata da una tazza carenata e un piccolo boccale del Bronzo medio, una tazza carenata<br />

del Bronzo medio tardo/bronzo recente, un’olla ovoidale del Bronzo recente evoluto/Bronzo finale iniziale,<br />

un frammento di dolio databile fra il 450 a.C. e il 350 a.C. e un frammento di tazza carenata a pareti sottili databile<br />

fra il I e il II secolo d.C., zaghetto 1992e, pp. 102, 108-111, zaghetto, zambotto 2005, p. 48, 77-78.<br />

1281 Su queste argomentazioni, cfr. Leonardi 1992c, pp. 159-163, Leonardi 1993c, pp. 136-139,<br />

Leonardi 1993d, pp. 139-140, zaghetto, zambotto 2005, pp. 51-52.

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