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107<br />

questioni di metodo<br />

Veiove 569 . La critica è concorde nel ritenere che la statua capitolina richiami la tipologia<br />

dell’Apollo del Belvedere o dell’Hermes di Trezene. La scultura cremonese, invece, è stata<br />

avvicinata al tipo dell’Apollo Liceo. Dovrebbe introdurre qualche margine di dubbio il<br />

fatto che a Cremona l’immagine di Apollo non replichi il modello urbano, così come,<br />

invece, avviene a Luna, unico caso di sdoppiamento accertato, dove fu riprodotta anche<br />

l’immagine del dio, attribuita a Timarchides.<br />

Un’ultima osservazione. Come si apprende dalla stessa testimonianza liviana, inoltre,<br />

il trionfo di L. Furius Purpurio fu decretato dal senato, malgrado l’ostilità di alcuni, in<br />

virtù del fatto che «si doveva altresì considerare la battaglia stessa e il suo risultato: i nemici<br />

erano stati sbaragliati e uccisi, il loro accampamento conquistato e saccheggiato, la<br />

colonia liberata dall’assedio, i prigionieri dell’altra colonia recuperati e restituiti ai loro<br />

cari, la guerra conclusa in un’unica battaglia» 570 Non si tratta, dunque, di un ‘successo’<br />

nel 193 a.C. nel tempio di Veiove fu dedicato un simulacrum del dio in cipresso, ancora esistente ai suoi<br />

tempi (Plin. nat. 16. 216). In età flavia, dunque, sussistevano il simulacrum ligneo e la statua in marmo<br />

lunense. Anche nel tempio di Apollo Sosiano probabilmente non c’era solo la statua di culto colossale, della<br />

quale si vede il possente podio nel frammento di lastra della Forma Urbis Severiana, e che potrebbe essere<br />

stata opera dell’artista ateniese Timarchides, ma anche un Apollo in legno di cedro trasferito da C. Sosius a<br />

Roma da Seleucia in Pieria (Plin. nat. 13.53). In età repubblicana, inoltre, sembra che ci fosse una statua<br />

di culto di legno (un bretas), che nel 129 a.C., durante le lotte politiche che seguirono la morte di Scipione<br />

Emiliano, pianse per tre giorni, mentre dal cielo cadevano pietre che arrecarono danno a numerosi templi e<br />

uccisero anche uomini. I Romani, dietro suggerimento degli haruspices, deliberarono di fare a pezzi la statua<br />

e di gettarla in mare (D. C. 24.84.2).<br />

569 Cfr. LIMC VIII, s.v. Veiovis, pp. 184-185 (E. Simon). Particolarmente interessante la documentazione<br />

numismatica del primo ventennio del I secolo a.C.: su alcune emissioni monetali di L. Caesius compare<br />

un tipo di divinità giovanile con clamide e braccio alzato nell’atto di scagliare un attributo identificato con<br />

un fulmine (Babelon, I, p. 281, Colini 1942, pp. 41-42, Cocchi Ercolani 1968, p. 122, tav. II, 1), accanto<br />

è la sigla Ap ritenuta abbreviazione di Ap(ollo). Lo stesso tipo si ritrova sulle monete di C. Licinius L.<br />

f. Macer (Babelon, II, p. 133, Colini 1942, p. 42, Cocchi Ercolani 1968, p. 123, tav. II, 2); nell’88 a.C.<br />

(o 85 a.C), sulle monete di M. Fonteius C. f. (Babelon, I, p. 506, Cocchi Ercolani 1968, p. 124, tav. II,<br />

3-4) e su alcune anonime coeve (Babelon, I p. 77, Colini 1942, p. 42, Cocchi Ercolani 1968, p. 124,<br />

tav. II, 6) e su quelle dei monetari Gargilius, (Babelon, I, p. 532), Ogulnius (Babelon, II, p. 266) e Vergilius<br />

(Babelon, II p. 529) compare una testa di divinità giovanile con riccioli, corona di alloro e fulmine, con la<br />

sigla Ap; sul rovescio una capra cavalcata da un erote, Colini 1942, p. 42, Cocchi Ercolani 1968, p. 124,<br />

tav. II, 5. Questo tipo è stato identificato dai più, seppur dubitativamente, con Apollo-Veiove in base alla testimonianza<br />

di Ovidio (Ov. fast. 3.438) e di Gellio (Gell. 5.12.11) che precisano come Veiove non recasse il<br />

fulmine bensì un mazzo di frecce. Sul fatto che sulle monete di questo periodo la divinità sia da interpretare<br />

come Apollo e non come Giove, cfr. Luce 1968, pp. 25-26. L’associazione del fulmine e di Apollo non è insolita:<br />

l’attributo è presente nella decorazione pittorica del soffitto della rampa che conduceva al complesso<br />

templare palatino, cfr. Strazzulla 1990, p. 28. Apollo stesso avrebbe reso palese il luogo dove far erigere il<br />

proprio tempio scagliandovi un fulmine, cfr. D. C. 49.15.5; Svet. Aug. 29.3. Esemplari numismatici recanti<br />

Apollo con il fulmine sono stati riconosciuti da Crawford 1974, p. 312, n. 298, p. 364, n. 350, p. 369, nn.<br />

353/1-2, p. 370, n. 354/1. Cfr. anche Hekster, Rich 2006, pp. 162-165.<br />

570 Liv. 31.48.1-9.

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