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nel 1922 a Feltre e datata all’inizio del I secolo d.C., ne attesterebbe, infatti, il culto in<br />

Italia settentrionale 392 .<br />

Documenti fortemente eterogenei 393 hanno costituito le basi per gli studi storico<br />

religiosi e archeologici volti a chiarire la natura del culto o a individuare il nemus dove si<br />

celebrava la festa ricordata da Ovidio 394 . Ancora sussistono, tuttavia, molti dubbi e divergenze<br />

395 che rendono arduo affermare, come peraltro è stato fatto, che Anna Perenna<br />

potesse costituire, nel feltrino, l’esito di un fenomeno di assimilazione con la venetica<br />

Reitia dalle caratteristiche «assai simili a quelle che si riconoscono alla dea italica» 396 .<br />

392 Campanile 1924, pp. 150-153, AE 1925, 82.<br />

393 Cfr. Fasti Antiates Maiores (ILLRP, 9, InscrIt XIII, 2, p. 6), Fasti Vaticani (CIL I 2 , p. 242, InscrIt XIII,<br />

2, p. 173), Fasti Farnesiani (CIL I 2 , p. 250, InscrIt XIII, 2, p. 225). Varro Men. 506 (riportato da Gell.<br />

13.23), Laber. mim. 2 279, Ov. fast. 3.523-712, Sil. 8.28, Mart. 4.64.16; Macr. Sat. 1.12.6. Secondo Torelli<br />

1984, pp. 65, 238, alcune testimonianze archeologiche dimostrerebbero l’arcaicità del culto ad Anna<br />

Perenna; si tratterebbe dell’iscrizione latina sinistrorsa, recante il teonimo ana, graffita su un’olla della metà<br />

del VI secolo a.C., proveniente dalla Cloaca Massima e di un’identica iscrizione dal santuario di Minerva a<br />

Lavinio, datata entro la prima metà del III secolo a.C. Per un’arcaicità del culto, cfr. anche Capanna 2006,<br />

pp. 48-49 che rileva come le fonti letterarie ed epigrafiche siano però più tarde.<br />

394 Tra i tanti contributi, si vedano, Lamacchia 1958, pp. 381-404, Porte 1971, pp. 282-291, Fauth<br />

1978, pp. 145-150, Radke 1979, pp. 66-68, Torelli 1984, pp. 57-67, 198, 237-239, Porte 1985, pp.<br />

142-150, Boëls-Janssen 1993, pp. 23-35, Radke 1993, pp. 134-136, Rüpke 1995, pp. 194-195, Perea<br />

1998, pp. 185-219, LTUR suburbium I, s.v. Annae Perennae nemus (M. Piranomonte), pp. 59-63, Santuario<br />

della musica 2002, D’Alessio, Di Giuseppe 2005, pp. 177-196, Capanna 2006, pp. 65-70, Wiseman<br />

2006, pp. 51-61.<br />

395 Il passo di Mart. 4.64.16 Et quod virgineo cruore gaudet Annae pomiferum nemus Perennae, è stato,<br />

per esempio, spunto per svariate interpretazioni: c’è chi, come Mario Torelli, ha inteso l’espressione nel<br />

senso di sangue mestruale e ha considerato Anna Perenna una divinità dei purgamenta virginalia, associata<br />

ai riti di passaggio femminili; chi, invece, ha messo in relazione il virgineo cruore e la gioiosa, quasi oscena,<br />

festa delle Idi di marzo alla perdita della verginità; chi, come John Scheid, ha accolto la correzione virgineo<br />

liquore, proposta da alcuni commentatori, e vi ha colto un riferimento topografico per il bosco sacro, posto<br />

probabilmente in connessione con l’Aqua Virgo. Su queste diverse opinioni, cfr., rispettivamente, Torelli<br />

1984, pp. 50-74 e Torelli 1990, pp. 99, 100, 103; Boëls-Janssen 1993, pp. 23-26, 34-35; Scheid<br />

2003-2004, p. 910. Tra le proposte di correzione c’è anche nequiore, cohorte, rubore, cfr. Immisch 1928,<br />

pp. 183-192.<br />

396 Bassignano 1987, pp. 332, 337 dove è collegata al culto di Marte. Anna Perenna può essere, secondo<br />

versioni in parte divergenti, la personificazione di un’antica formula augurale per l’anno nuovo o una dea<br />

dal carattere lunare e, insieme, emblema del ciclo eterno del tempo che sempre si rinnova. L’anno arcaico<br />

aveva infatti inizio a marzo. Porte 1971, pp. 282-291, ha spiegato il teonimo sulla base di un passo di Macrobio<br />

(Macr. Sat. 1.12.6): Eodem quoque mense et publice et privatim ad Annam Perennam sacrificatum itur<br />

ut annare perennareque commode liceat. Una volta coniugati i verbi annare e perennare all’infinito si otterebbe<br />

una formula che ricalca il nome di Anna Perenna. La presenza della copula –que non porrebbe problemi<br />

dal momento che Varrone, in una lista di divinità, menziona la dea come Anna ac Perenna. L’ipotesi è stata<br />

criticata da André 1978, pp. 71-72, e da Boëls-Janssen 1993, pp. 27-28, poiché nell’ipotesi ricostruttiva<br />

verrebbe a mancare l’avverbio commode, non trascurabile in una formula augurale. Per André 1978, pp.<br />

71-72, Anna Perenna sarebbe una nutrice divina. Diversamente Porte 1985, pp. 652-656. Si vedano anche<br />

Guarducci 1936, pp. 25-30, Guarducci 1951, pp. 99-103.<br />

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