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patavium e il suo territorio<br />

sacello tetrastilo, con orientamento differente rispetto a quello del grande quadriportico<br />

ellenistico 1386 , che all’epoca risulta spoliato 1387 .<br />

I santuari di Lova ed Altinum condividono, dunque, una fase cultuale protostorica,<br />

un’evoluzione in senso architettonico romano nel II secolo a.C., un’intensa frequentazione<br />

in età augustea e una trasformazione nel corso del I secolo d.C. che portò in un<br />

caso ad una distruzione programmata, nel secondo ad una riorganizzazione delle strutture<br />

preesistenti.<br />

Del diverso destino di queste due realtà santuariali, per certi aspetti così simili, sono<br />

state proposte varie spiegazioni. A questo riguardo, John Scheid ha precisato «che il<br />

contesto politico dovrebbe dare una risposta» e che, «spesso è la deduzione coloniale che<br />

provoca queste mutazioni. Quando Spoleto divenne colonia latina, il santuario alle fonti<br />

del Clitunno fu attribuito alla nuova città, e si può ipotizzare che i riti cambiarono in<br />

parte, e che cominciò una progressiva monumentalizzazione» 1388 . Nel caso di Lova e di<br />

Altinum gli equilibri cominciarono a mutare nel II secondo a.C., con le prime forme di<br />

penetrazione romana, ma fu soprattutto con le innovazioni istituzionali del I secolo a.C.<br />

che i cambiamenti si fecero più evidenti. Alla municipalizzazione di Patavium e Altinum<br />

corrispose, infatti, una trasformazione complessiva del territorio e, di conseguenza, delle<br />

competenze di ciascuna civitas non solo sull’entroterra ma anche sul mare 1389 .<br />

Credo che questi eventi abbiano avuto un peso non irrilevante nella storia dei due<br />

luoghi di culto.<br />

È generalmente ammesso che Padova fosse proiettata sulla laguna veneta e l’alto<br />

Adriatico attraverso il possesso di un vasta porzione di fascia costiera; quanto si sia<br />

mantenuta inalterata la sua vocazione ‘marittima’, però, non è mai stato chiarito. Un<br />

termine indicativo potrebbe essere il testo straboniano che attesta la presenza di uno<br />

scalo presso le foci del Meduacus 1390 . La testimonianza è significativa, soprattutto in considerazione<br />

del fatto che, in altri passi, il geografo descrive il litorale dell’intera penisola<br />

privo per lo più di porti 1391 . Così, anche Livio, a proposito della spedizione di Cleonimo<br />

definisce la costa adriatica occidentale, fino ad Ancona, come importuosa. La critica ha<br />

chiarito che con questa espressione gli antichi volessero indicare la mancanza di porti<br />

naturali. Gli approdi privilegiati erano, infatti, costituiti dalle foci fluviali, come nel caso<br />

1386 Cipriano, Tirelli 2009, p. 64, Cipriano 2011, p. 142, Cresci Marrone, Tirelli c.s.<br />

1387 Cipriano, Tirelli 2009, p. 65.<br />

1388 Scheid 2009, p. 433.<br />

1389 L’inquadramento cronologico delle divisioni agrarie rimane problematico, benché si faccia perlopiù<br />

riferimento al I secolo a.C., Bonetto 2009a, pp. 303-315.<br />

1390 Str. 5.1.7.<br />

1391 Str. 6.4.1, Str. 7.5.10.

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