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6. Come: la metodologia della ricerca<br />

27<br />

introduzione<br />

Affrontare una ricerca sulle forme di culto presenti nell’Italia nord-orientale in fase<br />

di romanizzazione costringe ad abbandonare la tentazione di facili e imprecisi quadri<br />

di sintesi e ad affrontare un approfondito lavoro di analisi di tutta la documentazione<br />

esistente, dai dati d’archivio, alle fonti letterarie, al materiale archeologico ed epigrafico<br />

a vario titolo riferibili ad aspetti rituali e/o cultuali. La rarefazione e la disomogeneità<br />

dei dati possono, infatti, essere superate solamente usando tutte le fonti disponibili e<br />

riconducendole ad un contesto comune.<br />

La ricerca è, nello specifico, articolata in due sezioni.<br />

La prima parte è dedicata a questioni generali di metodo come, per esempio, il problema<br />

inerente alla cosiddetta interpretatio. Su questo punto, ci si limita ad accennare come nell’ultimo<br />

decennio si sia sviluppata una particolare attenzione alla persistenza dei ‘culti di sostrato’,<br />

nel tentativo di recuperare stralci di religiosità indigena e di individuare la consistenza della<br />

presenza di elementi autoctoni nel corpo civico coloniario; il rischio di un approccio poco<br />

rigoroso è di attribuirli genericamente ad una fase precedente la romanizzazione 120 . Le forme<br />

di continuità non sono automaticamente definibili: a volte si può trattare di vere e proprie<br />

identificazioni, e quindi di sovrapposizioni, altre volte di sostituzioni o di accostamenti, raramente<br />

esplicitati in modo chiaro dalle fonti epigrafiche.<br />

Il corpo principale di questo lavoro è costituito dall’analisi dei culti 121 in quattro città<br />

dell’Italia nord-orientale, Verona, Patavium, Aquileia, Iulium Carnicum, esemplificativi sia<br />

perché ubicati in contesti etnici e culturali differenti, sia perché contraddistinti da diverse<br />

storie istituzionali.<br />

Verona fu fondata, tra la fine del V secolo a.C. e gli inizi del IV secolo a.C., su iniziativa<br />

cenomane, ma fu largamente influenzata da preesistenze culturali retiche e venete.<br />

La costruzione della via Postumia nel 148 a.C. e il controllo delle vie di comunicazione<br />

dell’Adige e del Mincio-Garda ne fecero un nodo stradale di primaria importanza, base<br />

per le vie di comunicazione verso i valichi alpini. Entrata nel sistema amministrativo<br />

romano nell’89 a.C., forse come colonia, fu trasformata in municipium nel 49 a.C. divenendo<br />

uno dei centri più floridi della regione.<br />

Padova, uno dei primi central places protostorici, divenne dalla seconda metà del III<br />

secolo a.C. il più importante interlocutore di Roma nel Venetorum angulus e inserita<br />

120 Caso emblematico è Beleno, dio di sostrato e legato alla sanatio, come Ercole inscindibilmente legato,<br />

in Cisalpina, «a persistenze e resistenze di un substrato celtico» o «senza alcun dubbio in continuità diretta<br />

con una presenza preromana». Si vedano, in generale, le osservazioni metodologiche offerte da Fontana<br />

2009a, pp. 415-429. In particolare, per i suddetti riferimenti a Beleno ed Ercole, Mastrocinque 1995, pp.<br />

269-287, Adam 1991, pp. 45-69, Adam 2000, pp. 53-64, Mennella 2003, pp. 481-502.<br />

121 Non sono qui considerati i rituali funerari su cui si veda, in generale, Römischer Bestattungsbrauch 2001.

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