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L’unica attestazione esplicita di un luogo sacro, anche se di età imperiale, sembra fare<br />

riferimento all’esistenza di un lucus dedicato ad Hercules nella zona meridionale della<br />

città, la cui natura giuridica sembra essere pubblica 1585 .<br />

Ciò che mi sembra estremamente significativo è che anche le recenti ricerche sembrano<br />

confermare quanto intuito da Federica Fontana a proposito del culto erculeo nella<br />

colonia di Aquileia, cioè che la sua presenza non sia una forma di persistenza di una religiosità<br />

indigena ma che la sua introduzione sia opera di gentes di origine centro-italica,<br />

come i Dindii o gli Albii, che ne riproponevano la funzione di protettore delle attività<br />

dell’economia silvo-pastorale 1586 .<br />

2.4 Luogo/luoghi di culto al dio Belenus<br />

La maggior parte degli studiosi che si sono occupati della documentazione ‘sacra’<br />

di Aquileia sono concordi nel riferire Beleno 1587 alla componente celtica, presente fin<br />

dall’età repubblicana 1588 . Se questa opinione può essere, in parte, condivisibile meritano<br />

tuttavia un approfondimento alcune questioni relative alla fisionomia del culto e al suo<br />

1585 InscrAq 3260, Modugno 2000, c. 57, nt. 6, Steuernagel 2004, p. 129, Bonetto 2007, p.<br />

693, nt. 28, zenarolla 2008, pp. 275-276, AQ 10, Maselli Scotti, Tiussi 2009, p. 131. Il testo è il<br />

seguente: Locum datum Abas/canto colonorum / Aquil(einesium) ser(vo) officio lu/cum Herculis ami/co optimo.<br />

Secondo Fontana 1997a, p. 114, il luogo di rinvenimento sarebbe indicativo di una trasformazione del<br />

culto: è possibile, cioè, che l’area di mercato con l’annesso mercato sia stata spostata verso la zona lagunare,<br />

con il progressivo estendersi della città verso sud. Secondo la studiosa non è privo di interesse il fatto che<br />

dalla stessa zona provengano anche dediche a Belenus, con il quale Hercules avrebbe condiviso la competenza<br />

di protettore dei commerci. Su questa accezione del culto di Belenus si veda anche Mainardis 2008,<br />

pp. 56-57.<br />

1586 2 Si veda Fontana 1997a, pp. 105-114. Per l’iscrizione, CIL I , 3414, InscrAq 7, Fontana 1997a, pp.<br />

191-192, n. 17, Modugno 2000, c. 57, nt. 8, Bonetto 2007, p. 693, nt. 28, zenarolla 2008, pp. 260-<br />

262, AQ 2. Aretta opistografa, datata tra la fine del II secolo a.C. e il primo ventennio del I secolo a.C.: a)<br />

C(aius) Albi(us) [-l(ibertus)] / Andies / H(erculi) a(ram) d(at). b) [-] Dindius T(iti) l(ibertus) / Mogio H(erculi)<br />

a(ram) d(at). Su queste gentes, Strazzulla Rusconi 1982, pp. 100-114, Chiabà 2003, pp. 79-106.<br />

1587 Il teonimo è conosciuto nelle varianti Bel(l)enus/Bel(l)inus, Mainardis 2008, pp. 87-88, zaccaria<br />

2008a, p. 375, con bibliografia precedente.<br />

1588 Già Erodiano aveva definito Beleno epikorios theos, Hdn. 8.3.8. Sul culto di Belenus in area norditalica<br />

si vedano Calderini 1930, pp. 93-110, Brusin 1939, cc. 1-26, Pascal 1964, pp. 123-128, Maraspin<br />

1967-1968, pp. 145-161, Chirassi Colombo 1976, pp. 175-185, Càssola 1979, p. 104, Bandelli<br />

1984, p. 213, Bassignano 1987, pp. 325-326, Fontana 1997a, pp. 153-165, Giorcelli Bersani 1999,<br />

pp. 104-108, Adam 2000, pp. 60-62, Arnaldi 2000, pp. 60-62, Šašel Kos 2001, pp. 312-313, Wojciechowski<br />

2001, pp. 11-57, zaccaria 2001-2002, pp. 131-132, Wojciechowski 2002, pp. 29-35, zaccaria<br />

2004, pp. 171-173, Mainardis 2008, pp. 56-57, 85-88, zaccaria 2008a, pp. 375-412, Bandelli<br />

2009a, p. 112, Bandelli 2009b, pp. 44-45, zaccaria 2009b, pp. 86-87.<br />

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