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11<br />

introduzione<br />

celtico più antico, mentre nel tardo III secolo a.C. sarebbero attestati, secondo le fonti<br />

letterarie ed archeologiche, veri e propri centri urbani 38 . Secondo un’altra ipotesi, invece,<br />

l’uso di un ricco vocabolario (poleis, urbes, capita, kyriotatoi topoi, oppida, komai, vici,<br />

castella) per la descrizione degli abitati celtici indicherebbe non tanto una distinzione<br />

cronologica, quanto gerarchica 39 .<br />

Un breve accenno spetta, poi, al territorio compreso tra il Livenza, l’alto Isonzo e l’Istria<br />

che fu abitato stabilmente e con continuità almeno dalla tarda età del Bronzo 40 . Lo<br />

sviluppo in senso ‘urbano’ fu ostacolato da diversi momenti di crisi, della quale restano<br />

ancora oscure le cause. Solo alcune località, quindi, e solo in determinate fasi, raggiunsero<br />

lo stadio ‘protourbano’: bisognerà attendere, tuttavia, la colonizzazione romana per<br />

un passaggio a forme di organizzazione ‘urbana’ 41 .<br />

Nel corso del II e I secolo a.C. l’assetto poleografico dell’Italia nord-orientale si differenziò<br />

ulteriormente 42 . Numerosi abitati mantennero in età romana l’importanza sociale<br />

e politica che avevano assunto nel periodo precedente, con un immediato riflesso anche<br />

nell’organizzazione urbanistica, sempre più evoluta 43 . Una situazione più arretrata persi-<br />

38 La proposta è stata avanzata da Frey 1986, pp. 334-336. Lo sviluppo urbano celtico ricalcò i centri<br />

urbani o protourbani più antichi dell’Italia settentrionale, quali, per esempio, Mediolanum o Brixia. Secondo<br />

lo studioso, inoltre, Acerrae, Mediolanum, Clastidium, Comum dovevano presentarsi con fortificazioni,<br />

come lascerebbero intendere le fonti alludendo ad assedi che durano più e più giorni (Plb. 2.34, Plb.<br />

2.34.5, Plb. 3.60.9, Liv. 33.36.14). Rimarrebbe, in ogni caso, da chiarire quando le tribù celtiche passarono<br />

da un insediamento kata komas, a centri ‘urbani’. Significativo credo sia il caso di Comum a proposito del<br />

quale Luraschi 1984, p. 40, affermava che il centro avrebbe avuto «tutti i requisiti per essere assimilato ad<br />

un vero e proprio impianto urbano», solo tra VI e V secolo a.C. Per de Marinis 2004, p. 294, invece, già<br />

nella seconda metà dell’VIII secolo a.C. si verificano importanti cambiamenti, primo fra tutti «la formazione<br />

di centri proto-urbani a Como e Golasecca».<br />

39 Bandelli 1990, pp. 253-255, riprendendo le osservazioni di Pierluigi Tozzi, invita alla «massima<br />

cautela nella traduzione in termini moderni di alcune voci antiche del lessico polibiano, come polis». Secondo<br />

lo studioso, inoltre, l’esistenza di località più importanti di altre rispecchierebbe un diverso livello di<br />

autocoscienza delle varie tribù. Ciò sarebbe confermato anche dalla ricerca di genealogie mitiche.<br />

40 I principali insediamenti attivi nella piena età del Ferro, in buona parte ‘castellieri’ con cinta a terrapieno<br />

o con muratura a secco, hanno origine infatti o nel Bronzo recente o nel Bronzo finale. Sui castellieri,<br />

Maselli Scotti 2001a, pp. 87-94, Atti Marchesetti 2005. Sugli insediamenti d’altura tra IV e II secolo a.C.,<br />

cfr. Santoro Bianchi 2004, pp. 409-443.<br />

41 Nel Friuli protostorico le comunità raggiunsero diversi gradi di prosperità a seconda della loro organizzazione<br />

socio-politica. In generale, ad eccezione di alcuni centri dei comparto orientale, come Elleri,<br />

Pola, Nesactium, Santa Lucia di Tolmino, Caporetto, San Canziano, nessun insediamento, per quanto fiorente<br />

ed ampio, come Udine, Montereale e Palse, raggiunse uno stadio di sviluppo confrontabile con le<br />

‘protocittà’ del Veneto, cfr. Càssola Guida 1996, p. 317, Prima dei Romani 1996-1997 e la recente sintesi<br />

proposta da Vitri 2004a, pp. 285-291.<br />

42 Bandelli 1985a, pp. 13-16, Bandelli 1990, p. 255, Rossignani 1998, pp. 315-324, Bandelli<br />

2007a, pp. 15-28.<br />

43 Molte località divennero sede di fora, vici e castella, alcuni dei quali destinati a conseguire col tempo<br />

la piena autonomia amministrativa. A proposito del sito di Sevegliano, Buora 2009, p. 280 osserva che

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