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2.4 Il deposito di Altichiero<br />

Gli studi dedicati alla ‘topografia del culto’ nel Venetorum angulus non sembrano<br />

sfuggire, come si è visto, a due costanti interpretative, ovvero il rapporto tra acqua e<br />

santuari 1273 e il conseguente ruolo di confine politico-territoriale di questi ultimi.<br />

Fino ai primi anni novanta, inoltre, è stata opinione condivisa che specificità patavina<br />

fosse l’assenza di luoghi di culto pubblici di contro ad una quasi capillare presenza di stipi<br />

domestiche 1274 . Una visione parzialmente diversa si è imposta negli studi di settore in<br />

seguito al rinvenimento nell’alveo del fiume Brenta di un deposito, la cui interpretazione<br />

come luogo di culto ha trovato forza proprio nella sua peculiare relazione con il fiume e la<br />

città. Il ritrovamento permetterebbe di inserire anche Padova in un quadro di attestazioni<br />

riferibili ad un sistema di religiosità pubblica. Eloquenti in proposito le considerazioni<br />

di uno degli editori del contesto, secondo il quale «la qualità e la natura dei materiali<br />

recuperati nel letto del fiume consentono di incasellare con una certa precisione il rinvenimento<br />

di Altichiero nel panorama dei luoghi di culto della protostoria veneta, periodo<br />

per il quale conosciamo diverse categorie di depositi votivi che restituiscono un panorama<br />

articolato fra santuari ‘pubblici’ attivi per secoli e talvolta caratterizzati anche da migliaia<br />

di ex voto da una parte, e, con varie risultanze intermedie, dall’altra parte stipi domestiche<br />

frutto di un unico atto deposizionale» 1275 . Il deposito attesterebbe, più precisamente, la<br />

presenza di un luogo di culto pubblico, attivo dalla fine del VI secolo a.C., ma con tracce<br />

di frequentazione già dalla seconda metà dell’VIII secolo a.C., fino al IV secolo d.C.: un<br />

santuario, dunque, che troverebbe continuità anche con la romanizzazione e oltre 1276 .<br />

La novità che questo dato, se confermato, porterebbe nel quadro generale sarebbe<br />

tale da rendere necessaria una complessiva rilettura dei dati.<br />

Grazie ad una serie di perlustrazioni subacquee condotte tra il 1988 e il 1989 nel<br />

tratto di Brenta compreso tra Altichiero e Vigodarzere, furono recuperati materiali di<br />

diversa tipologia e cronologia nella fattispecie «tre scarsi frammenti ceramici pre-protostorici<br />

e d’epoca romana, e un’ingente quantità di ceramica medievale e moderna,<br />

manufatti in bronzo e in ferro d’ogni epoca» 1277 . A questi primi fortuiti rinvenimenti<br />

fece seguito una serie di interventi nel 1992 che permisero di mettere in luce altri manufatti<br />

qualitativamente e cronologicamente analoghi ai precedenti e che consentirono<br />

una interpretazione del deposito.<br />

1273 Si veda per esempio Capuis 2005, p. 509: «fiume per Este, Padova, Vicenza; fiume/laguna per Lova<br />

e Altichiero; laghetti e polle termali per S. Pietro Montagnon e Lagole».<br />

1274 Si vedano, per esempio, Capuis 1993, p. 252, Capuis 2005, p. 510.<br />

1275 zaghetto 2005, p. 91.<br />

1276 Sul contesto cfr. Territorio nord-ovest 1992, pp. 71-211, Complesso votivo 1993, pp. 131-147.<br />

1277 Leonardi 1993a, p. 130. Cfr. anche zaghetto 1992a, p. 87.<br />

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