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ancora chiarito se il precipuo scopo aggregativo fosse individuabile nell’ambito della<br />

sfera economica 1773 .<br />

Degna di nota è anche la menzione, a chiusura della lista degli addetti al culto,<br />

dei magistri vici Sextus Erbonius Sex(ti) libertus Dhiphilus e Marcus Quinctilius M(arci)<br />

libertus Donatus. È comunemente accettato che l’indicazione della coppia dei magistri<br />

vici avesse funzione eponima, forse indizio di una volontà di adeguamento al modello<br />

urbano 1774 . Di diverso avviso Lisa zenarolla, che, accogliendo le osservazioni di Michel<br />

Tarpin, secondo il quale l’indicazione della data attraverso la segnalazione dei magistri<br />

sarebbe alquanto singolare sia per l’eccessivo ‘localismo’ della carica sia per la rarità della<br />

pratica sullo scorcio del I secolo a.C. 1775 , ha proposto di interpretare la menzione di<br />

Sextus Erbonius Dhiphilus e Marcus Quinctilius Donatus come allusione alla loro autorità<br />

anche in materia di edilizia sacra 1776 .<br />

Quale sia la natura dell’opera eseguita non è noto 1777 ma si è, tuttavia, precisato che<br />

la disponibilità economica dei magistri doveva essere piuttosto elevata se essi erano in<br />

grado di sostenere le spese per un «monumento di carattere pubblico» 1778 . Il problema<br />

è complicato dal fatto che il culto deve essere interpretato come collegiale e quindi di<br />

natura privata, visto che i dedicanti dell’atto evergetico sono ministri di un collegium. La<br />

situazione, insomma, sembra simile a quella relativa al culto di Belenus: è possibile, cioè,<br />

che si trattasse di un luogo di culto pubblico destinato anche ai membri di un collegium.<br />

La presenza di un eventuale culto pubblico ad Hercules nel centro carnico non desterebbe<br />

sorpresa visto che da una rassegna delle fonti epigrafiche relative ai santuari rurali<br />

dell’Italia appenninica emerge come Hercules sia, insieme a Iuppiter, la divinità di gran<br />

lunga prevalente 1779 . Al suo culto erano dedite intere comunità, tramite i loro rappresentanti,<br />

collegia e singoli fedeli appartenenti ad ogni categoria sociale.<br />

Anche sulla possibilità di individuare la sede dell’aedes Herculis nel tessuto urbanistico<br />

di Iulium Carnicum sono state avanzate delle proposte. Nel 1811, in occasione di<br />

scavi condotti in un sito non più identificabile 1780 , furono rinvenuti tre frammenti mar-<br />

1773 Diosono 2007, pp. 47-52. Si vedano, inoltre, le osservazioni proposte in merito ai Concordiales<br />

patavini.<br />

1774 Così Mainardis 1994a, p. 98, Mainardis 2001b, p. 192, Maggi 2003, p. 232, nt. 26, Mainardis<br />

2008, p. 94.<br />

1775 Tarpin 2002, p. 276.<br />

1776 zenarolla 2008, p. 246.<br />

1777 La difficoltà di individuare l’opera deriva dai problemi di integrazione della r. 11, dove la lettura [m]<br />

agistri aedem Herculis d(e) s(ua) p(ecunia) t[---?] sarebbe preferibile a [m]agistri aedem Herculis d(edere) s(ua)<br />

p(ecunia). Si è proposto tegere, ovvero «dotare di un tetto», Mainardis 2008, p. 96.<br />

1778 zenarolla 2008, p. 247.<br />

1779 Letta 1992, pp. 117-119.<br />

1780 La tradizione è piuttosto confusa a riguardo. Secondo Buora 2001b, pp. 224-226, il luogo di<br />

rinvenimento sarebbe nel «sito detto della basilica», ma anche «in una ortaglia dei sigg. Venturini e della<br />

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