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197<br />

patavium e il suo territorio<br />

originario santuario veneto eretto tra la fine del IV e i primi del III secolo a.C., in seguito<br />

alla vittoria su Cleonimo; una aedes vetus, «di tipo romano-italico, proprio dell’età<br />

medio repubblicana», distrutta prima del 59 a.C.; una aedes nova, di età augustea «oggetto<br />

di una riedificazione» entro la prima metà del I secolo d.C., a cui andrebbe riferito<br />

il fregio 1069 .<br />

Nel 1994 Giovanna Tosi affronta nuovamente il tema del culto patavino a Giunone<br />

e ne approfondisce gli aspetti legati al ricordo della vittoria sui Laconi 1070 . Dal racconto<br />

liviano si intuirebbero non solo dati relativi al tipo di tempio e alla sua collocazione<br />

topografica, ma anche i caratteri della divinità titolare. In merito alla prima questione si<br />

delineerebbe, secondo la proposta di Tosi, una fase risalente ai primi decenni del I secolo<br />

a.C. in cui permarrebbe un’aedes vetus, forse eredità di un santuario del IV o III secolo<br />

a.C., dove sono consacrati rostra spoliaque Laconum e una fase di età augustea, quando,<br />

nel giorno dell’anniversario, si svolgono regate celebrative di una vittoria sui Greci avvenuta<br />

tre secoli prima, nel cuore dell’abitato, forse passando davanti a un’aedes nova 1071 .<br />

La Giunone patavina sarebbe una dea «poliade e guerriera molto vicina alla Iuno italica,<br />

protettrice dei soldati da cui dopo la battaglia riceveva le spoglie dei vinti, e alla quale i<br />

Romani ricorrevano nei momenti di grave pericolo» 1072 .<br />

La teoria di un tempio di Giunone, dalla lunghissima vita, collocato nel cuore di Padova<br />

antica, presso il tratto medio del fiume Meduacus sembra essere dunque considerata<br />

dagli studiosi la più attendibile 1073 , tanto da non essere messa in discussione neppure dalle<br />

ricerche di archeologia urbana degli ultimi decenni. Angela Ruta Serafini e Giovanna<br />

Tosi, per esempio, a proposito di alcune strutture a gradini individuate nella primavera<br />

del 2001 in via C. Battisti, in prossimità cioè del Ponte San Lorenzo, non rinunciano<br />

alla suggestione di interpretarle come luogo ideale per assistere al certamen navium citato<br />

da Livio 1074 . Nel 2002, inoltre, confermando la teoria che aveva espresso a proposito del<br />

1069 Tosi 1992, pp. 163-164. Per un tempio monumentale di tipo italico propende anche Mastrocinque<br />

2005, p. 39.<br />

1070 Tosi 1994a, pp. 269-277. Si veda anche Tosi 1994b, p. 63.<br />

1071 Tosi 1994a, p. 271. La studiosa conferma, inoltre, l’ipotesi precedentemente avanzata di una collocazione<br />

del tempio nell’area ad oriente del Meduacus sulla base della testimonianza liviana e del rinvenimento<br />

del fregio d’armi, Tosi 1994a, pp. 273-275.<br />

1072 Tosi 1994a, p. 273.<br />

1073 Unica voce dissonante è quella di Loredana Capuis che, che pur accettando l’ipotesi di un tempio<br />

risalente almeno alla fine del IV secolo a.C., in più occasioni ha rimarcato come le tracce archeologiche<br />

siano insufficienti per individuare nel tessuto urbanistico antico un luogo di culto, Capuis 1991, p. 1202,<br />

Capuis 1993, p. 251, Capuis 1994b, p. 139, Capuis 1999a, p. 156, Capuis 2002, p. 243, Capuis 2005, p.<br />

510. Riflessioni analoghe sono espresse da Ruta Serafini 1995, p. 23, Gamba et alii 2005, p. 29: «Eclatante<br />

la mancanza dei resti di un santuario, in contrasto con Tito Livio che ricorda in Padova l’antico tempio di<br />

Giunone».<br />

1074 Ruta Serafini 2002d, p. 58, Tosi 2002b, pp. 43-45. Si veda anche Bonetto 2009a, p. 138.

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