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Appendici - CNR

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appendIcI III Schede tecniche<br />

usuali prove di taglio diretto, assumendo, in prima approssimazione, che le resistenze mobilizzate in<br />

condizioni statiche e in condizioni dinamiche siano le stesse. nel caso invece di terreni saturi possono<br />

verificarsi riduzioni delle resistenze disponibili per aumento delle pressioni interstiziali; in questi casi<br />

un’analisi in termini di sforzi totali è certamente più appropriata. Questa consiste nel determinare i<br />

parametri di resistenza al taglio in condizioni non drenate da prove triassiali (Hynes e Franklin, 1984),<br />

opportunamente ridotti del 20% al fine di assicurare, sotto una sollecitazione ciclica che non impegni<br />

le resistenze del terreno ol tre tale livello di sforzo, un’adeguata risposta (makdisi e seed, 1978).<br />

3.1.2.3.2<br />

Effetti delle azioni sismiche e metodi di analisi<br />

I fenomeni di instabilità che si producono a seguito delle azioni sismiche sono ascrivibili a due cate-<br />

gorie: instabilità inerziali, in cui le resistenze offerte dal terreno restano pressocchè inva riate mentre<br />

aumentano gli sforzi di taglio; instabilità da indebolimento in cui le resistenze al taglio disponibili su-<br />

biscono delle variazioni per degradazione ciclica e sviluppo di sovrapressioni interstiziali. Il primo tipo<br />

di instabilità, che si produce a qualunque livello di sollecitazione indi pendentemente dalla risposta del<br />

terreno, è modellabile con qualsiasi metodo di analisi ap presso descritto. Il secondo tipo, che dipende<br />

dal livello di sollecitazione raggiunto e dalla ri sposta del terreno alla medesima, richiede invece un<br />

livello di analisi superiore ai cosiddetti metodi semplificati.<br />

I metodi di analisi disponibili sono sostanzialmente di 2 tipi: i metodi semplificati, ai quali sono ricondu-<br />

cibili il metodo pseudo-statico e il metodo di analisi degli spostamenti (o analisi dinamica semplificata)<br />

e i metodi avanzati, quali le analisi dinamiche con i metodi tenso-deformativi e, in misura minore, il<br />

metodo di makdisi e seed (1978).<br />

3.1.2.3.3<br />

Metodo pseudo-statico<br />

nel metodo pseudo-statico l’azione sismica è rappresentata da forze statiche equivalenti (da cui il<br />

nome “pseudo-statico”) applicate nel baricentro delle masse e si basa su un’analisi all’equilibrio<br />

limite (duncan, 1996). Il metodo, particolarmente adatto per analizzare le instabilità inerziali, può<br />

essere applicato per sollecitazioni non elevate e terreni che non su biscano sensibili riduzioni di ri-<br />

gidezza o aumenti delle pressioni interstiziali. Gli elementi sensi bili del metodo sono la scelta del<br />

coefficiente di accelerazione sismica k e il fattore di sicurezza minimo Fs. Il coefficiente di accele-<br />

razione sismica k è in genere parametrizzato come una fra zione della PGA (usualmente k = ½ PGA),<br />

mentre il coefficiente di sicurezza minimo, stante la generale cautelatività del metodo, è in genere<br />

assunto pari a Fs = 1. Hynes e Franklin (1984) e seed (1979), nel caso di rilevati (ma le considerazioni<br />

possono essere estese anche ai versanti naturali), suggeriscono di parametrizzare la scelta del Fs<br />

a quella di k, ossia di accettare un valore di Fs progressivamente crescente al decrescere di k. In<br />

linea generale, può essere fis sato un valore di Fs = 1,1 per qualsiasi valore di k purché non supe-<br />

riore a 0,2. Gli effetti topo grafici non vengono in genere tenuti in conto per pendii sotto i 30° (sotto<br />

i 15° secondo le pre scrizioni dell’eurocodice 8, parte 5), laddove cioè gli effetti di amplificazione<br />

topografica sono meno rilevanti di quelli stratigrafici, mentre per acclività maggiori gli effetti sono<br />

in genere evi denti nelle zone di cresta e per particolari conformazioni geometriche e di incidenza<br />

delle onde sismiche (ashford e sitar, 1994).<br />

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