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Appendici - CNR

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appendIcI III Schede tecniche<br />

relazione tra danno osservato, d, quando un edificio di tipologia T risente un sisma di intensità q,<br />

deve supporsi nota e nella forma:<br />

d = f(T,q) + ε<br />

(3.1-4)<br />

come intensità possono essere considerati l’intensità macrosismica o uno o più parametri stru-<br />

mentali del moto del suolo. la funzione f fornisce la parte deterministica della legge causa-ef fetto<br />

di vulnerabilità, come nel caso di metodi di vulnerabilità indiretta (Benedetti e Guarenti, 1989), per i<br />

quali T rappresenta l’indice di vulnerabilità. se la funzione f nell’equazione (3.1-4) è biunivoca, può<br />

essere invertita, una volta nota T, per ottenere q. In generale, tuttavia la fun zione f non è biunivoca,<br />

in quanto i modelli di vulnerabilità predicono il collasso (o l’assenza di danno) per intensità sismiche<br />

superiori (inferiori) a un determinato livello. dal danno osser vato non è quindi possibile stimare in-<br />

tensità superiori o inferiori ai citati limiti. In altre parole, quando l’edificio è non danneggiato, tutte<br />

le intensità al di sotto di un limite inferiore sono ammissibili, mentre quando l’edificio è collassato,<br />

tutte le intensità al di sopra di un limite su periore sono ammissibili. la ragione fisica di questo comportamento<br />

è che lo strumento di mi sura, l’edificio, non è abbastanza sensibile alle basse intensità,<br />

in relazione alla quantità misu rabile, il danno, mentre, al tempo stesso lo strumento satura quando<br />

l’edificio collassa. Il limite inferiore e quello superiore di intensità, entro cui l’edificio è in grado di<br />

misurare, dipendono dalla tipologia strutturale, cosicché un requisito per poter stimare meglio<br />

l’intensità sismica nell’area colpita è quello di avere edifici di tipologia diversa. Fortunatamente, al-<br />

meno in Italia, gli eventi sismici non sono così distruttivi, mentre il danno, per l’elevata vulnerabilità<br />

degli edi fici, è spesso significativo. così, in molti casi, l’intensità sismica può essere effettivamente<br />

sti mata dal danno osservato, malgrado, da un punto di vista concettuale, i precedentemente ci tati<br />

inconvenienti sussistano comunque.<br />

superando l’approccio deterministico, l’incertezza nel comportamento sismico degli edifici è portato<br />

in conto nell’equazione (3.1-4) tramite il termine di errore, ε, termine a media nulla. la funzione f e<br />

il termine di errore forniscono la distribuzione del danno osservato condizionato alla tipologia strut-<br />

turale e alla intensità sismica. Quando il danno è assunto come variabile di screta, le probabilità di<br />

danno fornite dall’equazione (3.1-4) vengono raccolte in matrici di pro babilità di danno, comunemente<br />

utilizzate quando vengono considerate classi di strutture e/o dati tipologici di tipo semplificato. Un<br />

completo approccio probabilistico richiede di introdurre incertezze anche relativamente alla tipologia<br />

osservata degli edifici e al danno osservato.<br />

Ge neralmente la tipologia strutturale non può essere univocamente determinata per mancanza di<br />

dati (ad esempio a seguito dell’impossibilità di accedere all’interno degli edifici danneggiati) e/o per<br />

incerta attribuzione degli edifici a una classe di vulnerabilità, anche quando le sue carat teristiche<br />

strutturali siano note. anche la classificazione del danno può essere incerta a seguito sia della<br />

soggettività del rilevatore, sia per l’attribuzione di un unico livello di danno all’edificio a partire dai<br />

livelli di danno e dalla loro estensione osservati in diversi componenti strutturali e non strutturali.<br />

per invertire l’equazione (3.1-4) è allora necessario utilizzare tecniche Bayesiane di aggiornamento<br />

delle informazioni [Benjamin e cornell, 1970], oppure far riferi mento a precisi valori della distribu-<br />

zione di danno (ad esempio al danno medio).<br />

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