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Appendici - CNR

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appendIcI III Schede tecniche<br />

3.1.4<br />

3.1.4.1<br />

FAGLIAZIONE DI SUPERFICIE<br />

OBiettivO<br />

descrizione degli effetti del fenomeno e delle indagini atte alla sua corretta identificazione e parametrizzazione.<br />

3.1.4.2<br />

DefiniziOne<br />

per fagliazione di superficie si intende la dislocazione istantanea (cosismica) verticale e/o oriz zontale<br />

dei terreni di fondazione lungo uno o più piani di taglio. tale dislocazione deve essere riconducibile<br />

a un intervallo temporale relativo agli ultimi 40.000 anni, periodo per il quale una faglia può essere<br />

considerata verosimilmente attiva in Italia.<br />

3.1.4.3<br />

effetti Di faGliaziOne Di SuPerfiCie<br />

Generalmente, la velocità di propagazione della rottura lungo il piano di faglia in profondità è molto<br />

elevata, approssimandosi a quella delle onde di taglio (V ) dei terreni attraversati. ne consegue che<br />

s<br />

finanche la dislocazione in superficie è dotata di un’elevatissima energia cinetica ed è, pertanto, capace<br />

di interessare non solo rocce e depositi, ma la maggior parte di manu fatti e costruzioni fondati<br />

su essi. Questo è particolarmente vero per faglie normali o trascor renti (con piani da subverticali a<br />

molto inclinati), mentre nel caso di faglie inverse (con piani a basso angolo) possono prevalere deformazioni<br />

duttili. l’entità della fagliazione di superficie è proporzionale alle dimensioni della faglia<br />

e all’entità della sua rottura. piccole faglie generano piccoli terremoti e la loro rottura non raggiunge<br />

la superficie. In Italia si è osservato che il li mite al di sopra del quale la rottura può raggiungere la<br />

superficie corrisponde a una m w ~ 5.6, caso relativo a un ipocentro superficiale (~5 km; in zona vulca-<br />

nica il limite si abbassa sino a m w = 3.0). al limite inferiore di occorrenza la dislocazione in superficie<br />

è sempre discontinua, con rigetti variabili da 0 a 20 cm, lungo distanze variabili da poche centinaia<br />

di metri a 4-5 km. al crescere delle dimensioni della faglia (e della magnitudo associata) si possono<br />

raggiungere rigetti superficiali superiori a 1 m, su lunghezze di 30-40 km (es. per m w = 7). anche per<br />

grandi faglie l’andamento in superficie della rottura non è quasi mai lineare, bensì discontinuo, con<br />

tratti en-échelon in parte sovrapposti, rigetto variabile e zone di deformazione continua (es. pieghe)<br />

prevalentemente nelle zone di step-over. è possibile aspettarsi movimenti composti (obliqui) anche<br />

lungo faglie puramente dip-slip o strike-slip e variazioni locali anche significa tive nello strike della<br />

faglia. la rottura in superficie può essere, infine, molto complessa con più piani di taglio distanziati<br />

e caratterizzati da cinematica e geometria diversa. si ricordano a pro posito piani secondari inversi<br />

associati a zone di faglia normale e viceversa, piani antitetici e zone di deformazione continua.<br />

3.1.4.4<br />

eleMenti SenSiBili<br />

come detto, a causa dell’elevata velocità con la quale la rottura si propaga in superficie, qua lunque<br />

manufatto ubicato attraverso il piano di faglia è soggetto a taglio e/o a deformazione permanente. si<br />

è osservato che strade, ferrovie, canali (rivestiti e non), tubature (acquedotti, gasdotti, fogne), edifici<br />

in muratura, sono sempre dislocati anche da “piccole” faglie, mentre edifici intelaiati in cemento<br />

armato sono soggetti in genere a taglio solo per rigetti ultradeci metrici. In casi di fagliazione inversa<br />

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