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I siti <strong>LTER</strong> 117<br />

vorazione della seta artificiale (Rayon) con il metodo cuproammoniacale<br />

da parte dell’industria Bemberg, insediatasi nel 1926<br />

presso Gozzano, all’estremità meridionale del lago. Le acque venivano<br />

prelevate in ingenti quantità ed erano restituite a lago arricchite in<br />

solfati di rame e ammonio. Naturalmente oligotrofo, prima<br />

dell’inquinamento il Lago d’Orta si caratterizzava per la ricchezza della<br />

biocenosi planctonica e del popolamento ittico. Un anno dopo<br />

l’insediamento della fabbrica scomparvero dal lago il fitoplancton e lo<br />

zooplancton e, tempo due anni, risultarono scomparsi dal lago anche i<br />

pesci. I sali di rame furono responsabili del danno causato alle alghe,<br />

primo livello della rete trofica; l’effetto meccanico esercitato dalla deposizione<br />

dei composti di ferro e del rame sulle branchie fu causa della<br />

scomparsa delle numerose specie di pesci presenti. L’immissione di<br />

composti cupro-ammoniacali determinò una diminuzione del pH, fino<br />

ad un minimo di 3,9 unità, in conseguenza dell’ossidazione biochimica<br />

dell’azoto ammoniacale ad azoto nitrico e dello scarso potere tampone<br />

delle acque lacustri, poco arricchite in carbonati e bicarbonati,<br />

data la prevalenza nel bacino imbrifero di rocce intrusive acide. Nel<br />

1958, nonostante la riduzione del 90% del carico di rame a lago, i livelli<br />

di questo metallo si mantennero elevati e pressoché costanti per il<br />

persistere della spiccata acidità delle acque dovuta al perdurare<br />

dell’azoto ammoniacale nelle acque reflue. L’avvio negli anni ’60 di<br />

aziende elettrogalvaniche sulla sponda occidentale del lago, determinò,<br />

in aggiunta al rame, l’apporto di Cu, Zn, Hg, Ni, Cr e altri metalli<br />

in traccia.<br />

Nel 1976, a seguito della promulgazione della Legge 319/76 per la<br />

tutela delle acque dall’inquinamento, la Ditta Bemberg si premunì di<br />

un impianto a resine a scambio ionico per il trattamento degli scarichi,<br />

impianto che entrò in funzione nel 1980. Ciononostante, verificato<br />

come il persistere di condizioni di acidità non consentisse<br />

l’abbattimento dei metalli pesanti, su proposta del CNR ISE fu pianificato<br />

un intervento di liming, volto ad accelerare i tempi naturali di<br />

autodepurazione del lago, stimati in 15-20 anni. L’intervento, effettuato<br />

nel 1989-90, portò all’innalzamento del pH tra 6 e 7 unità e ad una<br />

notevole diminuzione dell’azoto ammoniacale e dei metalli in soluzione.<br />

La graduale ricomparsa della vita nel lago è stata documentata<br />

fin dai primi anni ’90. Gli studi limnologici si sono integrati con quelli

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