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180 La rete <strong>LTER</strong> <strong>italia</strong>na<br />
18.2. Golfo di Trieste<br />
B. Cataletto, M. Cabrini, P. Del Negro, M. Giani, M. Monti, V. Tirelli<br />
Sigla: IT12-002-M<br />
Status di protezione: il Sito è incluso nella zona di protezione parziale dell’Area Marina<br />
Protetta “Riserva Naturale Marina di Miramare”,<br />
Persona di riferimento: B. Cataletto, OGS<br />
Enti coinvolti: OGS.<br />
Golfo di Trieste<br />
Lat. 45,50 - 45,78 Lon. 13,08 - 13,73<br />
Profondità max:<br />
25 m<br />
Fig. 18.2.1. La stazione di campionamento C1 e posizionamento della Boa Mambo<br />
nel Golfo di Trieste.<br />
Il Golfo di Trieste si trova nella parte più settentrionale del Mare<br />
Adriatico ed è un bacino semichiuso con una superficie di circa 600<br />
km2 e una profondità massima di 25 metri. Il principale apporto<br />
d’acqua dolce deriva dal fiume Isonzo, mentre i corsi d’acqua provenienti<br />
da sud-est sono di natura torrentizia. La costa ha fondali bassi e<br />
sabbiosi nel tratto occidentale, caratterizzato dalla presenza di numerose<br />
trezze, mentre il resto del litorale è in prevalenza alto e roccioso<br />
in quanto si trova a ridosso dell’altopiano del Carso.<br />
Dalla seconda metà del secolo scorso, è stata oggetto di numerosissime<br />
ricerche a carattere ecologico, condotte da istituzioni nazionali e<br />
internazionali. Le prime osservazioni regolari sulla biologia marina<br />
nella stazione denominata “C1” risalgono ai primi anni ’70, quando<br />
iniziarono gli studi sulla comunità zooplanctoniche. Dal 1986 ebbero<br />
inizio campionamenti mensili regolari per lo studio delle caratteristiche<br />
idrologiche, chimiche e biologiche (fitoplancton e zooplancton).<br />
La disponibilità di una lunga serie temporale permette di riconoscere<br />
la variabilità interannuale dell’abbondanza microfitoplanctonica nel<br />
Golfo di Trieste (Fig. 18.2.2). Dal 1994, il numero di parametri misurati<br />
è progressivamente aumentato, venendo a includere tutte le classi