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Rivista italiana di numismatica e scienze affini - Medievalcoinage.com

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42 G. CASTELLANI<br />

infine che egli debba battere o far battere in<br />

luogo spazioso e aperto alla vista <strong>di</strong> tutti, e che la<br />

battitura abbia luogo <strong>di</strong> giorno e non <strong>di</strong> notte.<br />

Pare che questa emissione durasse fino al 1488,<br />

poi che nel Consiglio delli 17 giugno <strong>di</strong> quest'anno,<br />

su proposta del Gonfaloniere, fu stabilito <strong>di</strong> proporre<br />

a M. Ludovico <strong>di</strong> non coniare più numos parvulos (24).<br />

Di queste monete battute da Ludovico da Lugo,<br />

che forse fu anche l'autore dei coni, abbiamo i monumenti<br />

nei piccioli <strong>di</strong> Sisto IV e Innocenzo Vili;<br />

(V. N.' 20 e 21 dell'Elenco).<br />

È inutile poi accennare <strong>com</strong>e, dopo le notizie<br />

finora riportate le quali ci persuadono dell'assoluta<br />

inazione della zecca fino all'anno 1484, cada <strong>di</strong> per<br />

se stessa la supposizione del Brambilla che il picciolo<br />

anonimo da lui illustrato (N.° 3 dell'Elenco) sia stato<br />

coniato dal Comune tra il 1463 e il 1484.<br />

*<br />

* *<br />

Un periodo <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci anni scorre senza avere<br />

altre notizie della Zecca. Anche questa volta sono<br />

gli atti consigliari che ne fanno m.enzione <strong>com</strong>provando<br />

sempre che il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> moneta continuava<br />

ad essere considerato un vero privilegio del Comune.<br />

A' 24 settembre del 1500 il Consiglio Generale<br />

risolve che i priori insieme a due eletti abbiano facoltà<br />

<strong>di</strong> far coniare pizolos et me<strong>di</strong>os quatrenos, con<br />

le armi ed insegne consuete lasciando in loro arbi-<br />

(24) " Die xvij Junii 1488. In quo quidam Consilio facta propositio<br />

" per d m Confalonerium reformatum fuit, posito partito et obtento, ut<br />

" proponatur Ludovico de Lugo ut amplius non cudat numos parvulos. „<br />

— Ivi, voi. 23.

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