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Rivista italiana di numismatica e scienze affini - Medievalcoinage.com

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I<br />

IL MUSEO BOTTACIN<br />

col nome <strong>di</strong> Merano, che Giovanelli vorrebbe <strong>di</strong> quell'Al-<br />

berto, marito a Giu<strong>di</strong>tta duchessa <strong>di</strong> Merano (6).<br />

Manca ogni documento che <strong>com</strong>provi se e quando que-<br />

sti Conti abbiano ottenuto il privilegio della zecca. Forse<br />

Mainardo I lo esercitò perchè ne era già investito quale<br />

Conte <strong>di</strong> Gorizia. Checché ne sia, quella moneta è della<br />

metà del secolo XIII, e gioverà tenerlo a mente nel determinare<br />

l'epoca d'altri consimili grossi d'Italia, dei quali fu<br />

prototipo. Oltre il grosso inscritto de Merano si conosce<br />

anche il piccolo, <strong>di</strong> forma caucea, simili a quelli d'altre zecche<br />

italiane, pezzo <strong>di</strong> molta rarità.<br />

E opinione assai verosimile dell' ili. sig. G. Bergmann,<br />

che il tipo <strong>di</strong> tale grosso sia creazione d'artista italiano,<br />

perchè palesa maniera <strong>italiana</strong> ed è affatto <strong>di</strong>fferente da quanto<br />

usavasi in quell' epoca in Germania. È anche noto che in<br />

tempo <strong>di</strong> poco posteriore , monetieri fiorentini tennero le<br />

zecche <strong>di</strong> Merano e <strong>di</strong> Trento.<br />

Venuti alla <strong>di</strong>visione dei loro possessi, nell'anno 1271, i<br />

due fratelli Mainardo II ed Alberto (in Gorizia Mainardo IV<br />

ed Alberto II), la zecca <strong>di</strong> Merano restò in <strong>com</strong>une, ma le<br />

monete allora battutevi furono improntate al solo nome <strong>di</strong><br />

Mainardo, ch'ebbe il Tirolo. Sono i grossi d'altra forma colle<br />

due croci che s'intersecano <strong>di</strong>agonalmente denominati ^r6>55/<br />

tiroHni, eh' ebbero del pari numerose imitazioni in zecche<br />

italiane (7). Per qualche altra moneta (frazione <strong>di</strong> grosso) che<br />

potrebbe a lui spettare non giova soffermarsi.<br />

Continuò a lavorare la zecca <strong>di</strong> Merano sotto Enrico<br />

figlio <strong>di</strong> Mainardo II, poi sembra che per qualche tempo re-<br />

stasse chiusa. Per la morte <strong>di</strong> Mainardo III (1363)<br />

della stirpe, Merano passò in possesso <strong>di</strong> Rodolfo IV duca<br />

, ultimo<br />

d'Austria e dei suoi successori, i quali nuovamente vi fecero<br />

(6) Il <strong>di</strong>stinto sig. H. Grote <strong>di</strong> Annover, avendo scorto sovra certi<br />

informi denari <strong>di</strong> maniera frisacense qualche cosa <strong>di</strong> simile all'arme del<br />

casato degli Andacensi, stimò poterli assegnare ai duchi <strong>di</strong> Merano,<br />

ma vi è a dubitare.<br />

(7) Errò il Giovanelli, il quale, interpretando 1' e<strong>di</strong>tto 7 nov. 1310<br />

dell'i mp. Enrico VII, volle inferire che questi grossi si denominassero<br />

aquilini^ ed i primi fossero i iiroliui.

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