L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio
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«Meglio esser messi alla prova<br />
dalle piante (come il velenoso<br />
aconito) che non dalle persone,<br />
dal momento che con le piante<br />
sappiamo <strong>di</strong> esser noi ad aver<br />
sbagliato, mentre con le persone è<br />
sempre l’opposto...».<br />
Mary Annette Beauchamp<br />
Aconitum napellus.<br />
Nell’aconito, bellezza e veleno<br />
Lo chiamano anche elmo <strong>di</strong> Giove, tradotto pari pari in francese come casque<br />
de Jupiter, mentre gli inglesi preferiscono definirlo common monkshood, ossia<br />
cappuccio <strong>di</strong> monaco mentre per i tedeschi <strong>di</strong>venta blauer Eisenhut che, grosso<br />
modo, significa elmo blu. La ragione <strong>di</strong> questi nomi popolari è evidente:<br />
basta osservare la forma dei singoli fiori che compongono gli alti racemi, le<br />
dense spighe fiorifere <strong>di</strong> queste belle e interessanti piante.<br />
La definizione scientifica, invece, è meno poetica, ma tanto più in<strong>di</strong>cativa per<br />
definire le caratteristiche dell’Aconitum, nome che deriva dal greco akóniton,<br />
velenoso, a suggerire la presenza <strong>della</strong> temibile aconitina, un alcaloide che<br />
viene usato con molta cautela in farmacologia per rime<strong>di</strong> antinevralgici e che<br />
è del tutto sconsigliato per pozioni... casalinghe, vista la sua estrema tossicità.<br />
Un pericolo che persino gli animali avvertono, tanto che mucche, pecore e<br />
capre si guardano bene dal brucare le consistenti foglie dell’aconito.<br />
Presente nei pascoli e accanto alle malghe, dove il terreno è più ricco <strong>di</strong> sostanze<br />
nutritive, questo genere <strong>di</strong> piante fa parte <strong>della</strong> nostra flora spontanea, dai<br />
500 ai 3000 metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne lungo tutta la catena alpina, mentre non appare<br />
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