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L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio

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«Non aggiungere al mio cibo la<br />

polvere del cartamo per dargli<br />

riflessi d’oro. Questa luce io la<br />

cerco nei tuoi occhi o nel sole<br />

quando sfiora l’orizzonte al limite<br />

del giorno».<br />

Steve McEacharn<br />

Il cartamo, abile imitazione dello zafferano<br />

146<br />

Il Carthamus tinctorius è convinto d’essere riuscito<br />

a confonderci le idee, tanto da poter essere<br />

scambiato con il prezioso, nobile Crocus sativus<br />

o zafferano. Pura illusione visto l’aspetto del tutto<br />

<strong>di</strong>fferente delle due piante, appartenenti a famiglie<br />

dai caratteri opposti e dalla morfologia<br />

che non presenta punti <strong>di</strong> contatto.<br />

D’altra parte, il cartamo non ha del tutto torto visto<br />

che nella terminologia popolare questa pianta<br />

è nota come, zafferanone, zafferano matto, zafferano<br />

bastardo e così <strong>di</strong> seguito.<br />

Il motivo <strong>di</strong> questi soprannomi ha un fondamento<br />

preciso e molto antico, avallato anche<br />

dalla definizione scientifica <strong>di</strong> Carthamus che <strong>di</strong>scende<br />

per via <strong>di</strong>retta dall’arabo kurthum, che ha<br />

le sue ra<strong>di</strong>ci etimologiche nell’ebraico kartami, tingere,<br />

sostantivo che in Me<strong>di</strong>o Oriente nei tempi passati<br />

serviva a in<strong>di</strong>care le varie specie tintorie impiegate<br />

soprattutto per dare colore alla lana con la quale<br />

si tessevano poi i tappeti, secondo una tecnica ancora<br />

in uso.<br />

Il cartamo entrava ed entra con pieno <strong>di</strong>ritto in questa categoria<br />

visto che i suoi fiori gialli o arancione forniscono due materie<br />

coloranti <strong>di</strong> notevole interesse: una gialla solubile in acqua e una<br />

rossa che reagisce nell’alcol. Quest’ultima è nota come cartamina, ma in<br />

gergo viene chiamata rosso vegetale ed è molto apprezzata dai pittori.<br />

In qualche zona dell’Africa settentrionale e in modo particolare in Algeria<br />

e Marocco, i fiori del cartamo, messi a macerare nell’alcol<br />

e poi trattati secondo una tecnica speciale,<br />

forniscono la base per produrre un eccezionale<br />

belletto che le in<strong>di</strong>gene usano per le guance, le labbra<br />

e le unghie.<br />

A questo punto, ci sembra giusto conoscere un po’ meglio il<br />

Carthamus tinctorius che è una specie annuale, alta da 20 a<br />

60 centimetri, con foglie <strong>di</strong> forma ovale allungata, spinose,<br />

verde chiaro con lievi maculature gialle; fra luglio e settembre<br />

appaiono le in<strong>fiore</strong>scenze, più esattamente i capolini<br />

(visto che il cartamo appartiene alle Composite),<br />

<strong>di</strong> color giallo-arancione, messi in risalto da vistose<br />

brattee sormontate da lunghe ciglia. Sotto le in<strong>fiore</strong>scenze<br />

un fitto ciuffo <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong>sposte a collare serve<br />

a far risaltare l’intensa tonalità dei fiori. Un tempo il<br />

Carthamus tinctorius era reperibile soltanto negli orti o<br />

in piccole colture, ma in seguito si è <strong>di</strong>ffuso anche allo<br />

stato spontaneo e cresce, seppur in piccola quantità, nelle<br />

zone <strong>di</strong> montagna e <strong>di</strong> mezza montagna dell’Italia settentrionale,<br />

nei terreni incolti, alla base dei vecchi<br />

muri o fra i calcinacci.<br />

I princìpi attivi<br />

Oltre alle due sostanze coloranti già ricordate,<br />

fra cui la cartamina o rosso vegetale, che<br />

serve ai pittori e alla preparazione artigianale<br />

<strong>di</strong> un belletto decisamente rosso, il Carthamus tin­

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