L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio
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«... e sotto la macchia e l’erica<br />
e gli anemoni sottili<br />
soltanto il guar<strong>di</strong>acaccia vede<br />
che dove cova la palombella<br />
e ruzzolano i tassi, facilmente<br />
c’era un tempo una strada fra i<br />
boschi».<br />
Rudyard Kipling<br />
L’erica, romantica e solitaria<br />
È la pianta dei gran<strong>di</strong> spazi, che non si mescola ad altre specie, che si illumina<br />
<strong>di</strong> bellezza e <strong>di</strong> incre<strong>di</strong>bili sfumature al tramonto o al sorgere del sole, quasi<br />
avesse pudore <strong>di</strong> mostrare la sua grazia nel pieno <strong>della</strong> luce. È forse la pianta<br />
più <strong>di</strong>fficile da coltivare perché esigentissima in fatto <strong>di</strong> terreno e <strong>di</strong> ambiente,<br />
perché pretende aria pulita, il giusto grado <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà atmosferica e mal<br />
sopporta spostamenti e trapianti. Insomma, una creatura vegetale dal carattere<br />
<strong>di</strong>fficile, quasi aristocratico, ma che può <strong>di</strong>ventare generosa ed esuberante<br />
quando trova l’habitat congeniale, quando si inse<strong>di</strong>a in una sua nicchia ecologicamente<br />
favorevole.<br />
Tutto questo spiega perché, sulle nostre montagne, e persino in pianura nelle<br />
brughiere, all’improvviso si incontrano larghi spazi coperti <strong>di</strong> erica, squarci <strong>di</strong><br />
rosa, porpora o lilla che emergono da un tappeto <strong>di</strong> mirtilli o interrompono<br />
morbide sequenze <strong>di</strong> felci. In genere, si tratta dell’Erica carnea (sinonimo Erica<br />
herbacea) detta volgarmente scopina, <strong>della</strong> famiglia delle Ericacee, una famiglia<br />
che comprende i rododendri e i mirtilli, rossi e neri.<br />
In francese la nostra più comune erica viene in<strong>di</strong>cata come bruyère herbacée,<br />
in inglese è nota come spring heat e in tedesco si chiama Schneeheide.<br />
La specie <strong>di</strong> cui stiamo parlando è originaria dell’Europa centro-meri<strong>di</strong>onale,<br />
dalla penisola Iberica ai Balcani, con la massima irra<strong>di</strong>azione settentrionale in<br />
Boemia. In Italia è <strong>di</strong>ffusa lungo tutto l’arco alpino e sui dorsali appenninici non<br />
oltre il confine meri<strong>di</strong>onale <strong>della</strong> Toscana.<br />
Botanicamente parlando l’erica scopina, come del resto tutti i componenti <strong>di</strong><br />
questo genere ricco <strong>di</strong> circa 650 specie e moltissimi ibri<strong>di</strong> e varietà, è una pianta<br />
suffruticosa <strong>di</strong> modeste <strong>di</strong>mensioni, con altezza massima <strong>di</strong> 25-30 centimetri,<br />
che fiorisce in primavera in delicate tonalità dal rosa carne, al rosa-porpora. I<br />
fusti sono prostrato-ascendenti, tortuosi, <strong>di</strong>fficili da spezzare; le foglie sono<br />
lineari-acuminate quasi aghiformi; le corolle ovoido-tubolose sono <strong>di</strong>vise all’apice<br />
in quattro lobi.<br />
L’Erica carnea, che come abbiamo visto cresce in masse compatte, pre<strong>di</strong>lige<br />
l’esposizione a pieno sole o le radure boschive dai 300 ai 1800 metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne.<br />
In casi eccezionali vive anche ad altezze maggiori, raggiungendo i 2700 metri.<br />
E ora ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> conoscere in modo più intimo questa bella pianta nota nel vocabolario<br />
d’amore per il suo significato <strong>di</strong> «solitu<strong>di</strong>ne» e immortalata<br />
da Guillaume Apollinaire con questi struggenti e tenerissimi<br />
versi:<br />
Ho colto questo stelo <strong>di</strong> brughiera<br />
l’autunno è morto devi ricordare.<br />
Non ci vedremo più su questa terra<br />
odor <strong>di</strong> tempo stelo <strong>di</strong> brughiera<br />
ricorda bene ch’io t’attendo ancora.<br />
E nei fotogrammi <strong>della</strong> memoria si <strong>di</strong>segnano<br />
vallette solitarie, lontananze viola e un po’ nebbiose<br />
come accade <strong>di</strong> vederne solo in Scozia e Irlanda.<br />
Erica, segno del tempo che passa ma non si cancella,<br />
così come i suoi rami tenaci e soffici insieme coprono senza<br />
annullare il profilo <strong>di</strong> un’orma, il ricordo <strong>di</strong> un passo,<br />
<strong>di</strong> una presenza:<br />
... e sotto i muschi e l’eriche<br />
l’anima dei ruscelli in sonno è chiusa...<br />
Niccolò Tommaseo sintetizza così il concetto<br />
<strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne, ma lascia intendere<br />
che basta un nulla a risvegliare la vita, a<br />
destare l’anima delle cose e degli uomini; e l’erica, aiutando<br />
a ricordare, può servire a «rompere» il cerchio un po’ greve del rimpianto. Non<br />
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