L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio
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«È rimasto <strong>di</strong> te solo un sospiro<br />
nel tremore dei tigli a fil <strong>di</strong> bosco.<br />
Il tuo sorriso è nella sera, cade<br />
con le foglie e s’impiglia fra i roseti<br />
dove il tempo (e il ricordo) ha il<br />
tuo colore».<br />
Giuseppe Villaroel<br />
Cinorroi<strong>di</strong> <strong>di</strong> Rosa canina e <strong>di</strong> Rosa pendulina.<br />
Le rose <strong>di</strong> siepe, fiori <strong>della</strong> preistoria<br />
Sono fiori che si vedono spesso, in montagna: a lato dei sentieri, al margine <strong>di</strong><br />
un ghiaione, accanto a una macchia <strong>di</strong> rovi, e ogni volta si fanno ammirare per<br />
la loro fragilità, per la loro grazia.<br />
Cinque petali che sembrano mo<strong>della</strong>ti nella porcellana o pazientemente ritagliati<br />
nella carta velina, quella crespata che si usava per i fiori finti. Cinque petali<br />
rosa carnicino, rosa confetto, rosa carminio, rosa avorio oppure virginalmente<br />
can<strong>di</strong><strong>di</strong>, <strong>di</strong> un bianco assoluto da cui il sole trae una lieve trama d’argento.<br />
Tanta fragilità, tanta grazia, nascondono invece una resistenza eccezionale alle<br />
avversità climatiche, al gelo e al vento, considerato che le piccole rose <strong>di</strong> siepe<br />
si incontrano anche a quote altimetriche <strong>di</strong> tutto rispetto, ad<strong>di</strong>rittura sino<br />
a 2500 metri lungo l’arco alpino, per non parlare degli Appennini, dei Pirenei,<br />
delle catene montuose dell’Africa settentrionale, dell’Asia occidentale e dell’America<br />
del Nord.<br />
Prima <strong>di</strong> parlare delle singole specie <strong>di</strong> rosa che crescono spontanee in montagna,<br />
è giusto ricordare due fatti molto importanti: queste roselline a cinque<br />
petali, dalle foglie minute e dagli aculei più o meno robusti, sono le progenitrici<br />
<strong>di</strong> moltissime rose moderne, risultato <strong>di</strong> una lenta evoluzione biologica e <strong>di</strong><br />
una lunga e sapiente opera <strong>di</strong> ibridazione artificiale operata dall’uomo. Ma non<br />
basta: tutte le sofisticate rose oggi in commercio, sono il prodotto dell’innesto<br />
<strong>di</strong> una gemma <strong>di</strong> varietà pregiata su un «selvatico», ossia su un portainnesto<br />
costituito da una Rosa canina che è appunto una delle cinque specie tipiche<br />
delle Alpi e delle Prealpi.<br />
Bastano queste prime osservazioni a far intendere che le «rose specie», ossia<br />
quelle non incrociate con altre, e che perciò conservano intatti i loro caratteri<br />
primari, hanno un’origine antica, anzi antichissima. Tuttavia, è <strong>di</strong>fficile immaginare<br />
che le rose <strong>di</strong> macchia siano presenti sulla Terra da ben <strong>di</strong>eci milioni <strong>di</strong><br />
anni. Dalla preistoria, in una parola, quando il nostro Pianeta era una sorta <strong>di</strong><br />
Eden, il silenzio era rotto soltanto dalle voci degli animali e piante e fiori andavano<br />
colonizzando lentamente i territori lasciati liberi dal mare e dalle palu<strong>di</strong>.<br />
Prendevano forma montagne e continenti e già, nel folto dei boschi, lungo la<br />
riva <strong>di</strong> qualche corso d’acqua, sbocciavano le prime rose <strong>di</strong> siepe, quelle che<br />
ancora riescono a stupirci per l’armonia del loro <strong>di</strong>segno, per le tenui sfumature<br />
dei colori. Questo è uno dei fili che legano la nostra realtà a primor<strong>di</strong>ali<br />
esistenze e che <strong>di</strong>mostrano la complessità e, anche, il mistero<br />
che avvolge certi fenomeni <strong>della</strong> Natura: sono apparsi sulla Terra<br />
animali che raggiungevano l’altezza <strong>di</strong> molti e molti metri e poi sono<br />
scomparsi senza un’apparente ragione, come per i <strong>di</strong>nosauri; i secoli<br />
si sono sommati ad altri secoli, ma per le piccole rose a cinque<br />
petali il tempo si è fermato a «quel» momento quando nel mosaico<br />
<strong>della</strong> Creazione è sbocciato il soavissimo colore rosa-porcellana<br />
<strong>della</strong> prima, piccola regina dei fiori.<br />
An<strong>di</strong>amo a conoscere, dunque, le antichissime specie che ancora<br />
fioriscono sulle nostre montagne, «segno» <strong>di</strong> un tempo remoto<br />
e perduto per sempre, che magicamente conserva i suoi segreti in<br />
minute corolle a cinque petali che, nella loro fragilità, da <strong>di</strong>eci milioni<br />
<strong>di</strong> anni guardano lo scorrere <strong>della</strong> vita e seguono le vicende degli<br />
uomini.<br />
La più nota e <strong>di</strong>ffusa è senz’altro la Rosa canina che vive su terreno calcareo<br />
dalla pianura sino a 1600 metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, in un areale che comprende<br />
la fascia temperata <strong>di</strong> tutta l’Europa, l’Africa del Nord, l’Asia occidentale<br />
e l’America settentrionale dove si è ampiamente naturalizzata. La Rosa canina<br />
o rosa <strong>di</strong> macchia, fiorisce da maggio ad agosto e viene chiamata églantier<br />
sauvage in francese, dog rose o dogbriar in inglese, Hundsrose in tedesco. Forma<br />
un cespuglio fitto e spinoso, con fiori solitari in <strong>di</strong>verse tonalità rosa, che dan<br />
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