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L'elleboro, fiore della saggezza - Banca Popolare di Sondrio

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«...Maria, mia dolce Maria, accetta<br />

questo mazzolino <strong>di</strong> violette e<br />

possa <strong>di</strong>ventare un misterioso<br />

legame tra noi, un vincolo segreto<br />

in mezzo alla folla che ci circonda.<br />

Amami, mia dolce Maria e che la<br />

tua mano non si stacchi da queste<br />

violette».<br />

Napoleone Bonaparte<br />

La viola, romantica e profumata<br />

Nel giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> una piccola, sperduta isola, Sant’Elena, è nata l’ultima leggenda<br />

legata al ricordo del vincitore <strong>di</strong> Jena e <strong>di</strong> Austerlitz, al grande sconfitto <strong>di</strong><br />

Waterloo. Una leggenda che racconta la tragica notte <strong>della</strong> morte <strong>di</strong> Napoleone,<br />

mentre infuriava un fortunale che abbatteva gran parte degli alberi che<br />

facevano corona alla casa <strong>di</strong> Bonaparte.<br />

Al mattino, fra tanti rami stroncati e arbusti <strong>di</strong>velti, due angoli apparvero intatti,<br />

quasi il vento non li avesse sfiorati: dove stava una quercia e il tappeto <strong>di</strong> viole<br />

<strong>di</strong>nnanzi alla camera dell’Imperatore.<br />

Forse non è andata proprio così, forse la quercia non è stata abbattuta perché<br />

posta in una posizione particolare e le violette non hanno avvertito la furia<br />

dell’uragano perché protette dalla chioma dell’albero. Forse la spiegazione è<br />

questa, ma ai bonapartisti piacque pensare a qualcosa <strong>di</strong> più e <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso e il<br />

tappeto <strong>di</strong> viole fiorito il mattino del cinque maggio ha finito per <strong>di</strong>ventare un<br />

simbolo preciso: grandeur e umiltà unite insieme, in cinque petali color viola,<br />

porpora o ametista, lilla o bianchi, soavissimi <strong>di</strong> profumo, <strong>di</strong> grazia inimitabile.<br />

Tutte queste qualità dovevano essere ben note anche a un altro personaggio,<br />

meno reale ma altrettanto noto, ossia Giove, che volendo intrecciare un rapporto<br />

d’amore con la ninfa lo, non trovò <strong>di</strong> meglio che tramutarla in una giovenca,<br />

in una giovane mucca, commettendo una grave mancanza <strong>di</strong> delicatezza cui il<br />

padre degli dei pensò <strong>di</strong> porre rime<strong>di</strong>o inventando uno straor<strong>di</strong>nario e raffinatissimo<br />

pascolo per la malcapitata: un grande prato coperto <strong>di</strong> viole costantemente<br />

in <strong>fiore</strong>.<br />

Gli esempi, mitologici e romantici potrebbero continuare per pagine e pagine,<br />

ma la più bella celebrazione delle viole sta nella loro stessa grazia, in quel loro<br />

timido apparire tra i fili d’erba, nella soavità del loro profumo, nell’armonia dei<br />

loro colori.<br />

Non vogliamo neppure ricordare in questa sede i molti ibri<strong>di</strong> orticoli <strong>di</strong> Viola<br />

tricolor o «viola del pensiero» che a primavera formano compatte bordure<br />

in giar<strong>di</strong>no e colmano <strong>di</strong> accenti cromatici davanzali e balconate. La nostra<br />

attenzione, come sempre, si rivolge alle specie che vivono spontanee in<br />

montagna e fioriscono in epoca <strong>di</strong>versa a seconda dell’altitu<strong>di</strong>ne e del<br />

microclima, delle con<strong>di</strong>zioni ambientali <strong>di</strong> ogni nicchia ecologica e in<br />

base a molti altri fattori che sarebbe lungo e un po’ noioso elencare.<br />

Prima <strong>di</strong> descrivere le singole specie, ricor<strong>di</strong>amo che la famiglia delle Violacee<br />

ne comprende novecento sud<strong>di</strong>vise in ventidue generi; il genere Viola, da<br />

solo, conta ben quattrocento specie tipiche delle zone temperate dall’Europa<br />

meri<strong>di</strong>onale alle Ande, sino alle Isole Sandwich. Sulle nostre montagne<br />

vegetano in modo preminente 6 tipi <strong>di</strong> viola: Viola biflora o<br />

violetta gialla, Viola calcarata o viola farfalla, Viola hirta o violetta<br />

senza odore, Viola labraedorica o viola del Labrador, Viola odorata<br />

o viola mammola e Viola tricolor o viola del pensiero selvatica.<br />

Ognuna <strong>di</strong> queste specie ha una precisa caratteristica, occupa un areale<br />

ben localizzato e alcune hanno persino qualche virtù me<strong>di</strong>cinale.<br />

Un particolare accomuna tutte queste viole: il nome generico che deriva<br />

dal latino, ma ha la prima ra<strong>di</strong>ce nel greco íon, con significato <strong>di</strong> violetto.<br />

Riferendoci alle lingue moderne, ve<strong>di</strong>amo che in francese le viole si<br />

chiamano violette e anche pensée (la viola del pensiero), in inglese violet,<br />

pansy, heartsease, mentre i tedeschi hanno vari mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> in<strong>di</strong>carle<br />

Geibes bergveilchen, Alpen -stiefmütterchen, Rauhhaanges veilchen e Veilchen<br />

von Labrador.<br />

Molti mo<strong>di</strong>, dunque, per in<strong>di</strong>care le viole, tenere pianticelle erbacee, un poco<br />

legnificate alla base, con foglie semplici, raramente palmate e sorrette da un<br />

robusto picciolo. Il <strong>fiore</strong> è formato da un calice a cinque sepali e da cinque petali<br />

<strong>di</strong>suguali, fra cui uno – l’inferiore – si prolunga in uno sperone cavo.<br />

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